Cronache

"Apri bocca quando...". Le minacce della famiglia rom

L'ex compagno e i suoceri l'avrebbero maltrattata per farla vivere come volevano loro. 27enne porta a processo una famiglia rom con le accuse di lesioni aggravate e stalking

"Apri bocca quando...". Le minacce della famiglia rom

Botte, privazioni, minacce. "Apri bocca quando te lo dico io, perché sono io che comando". Per oltre un anno, una giovane senigalliese avvrebbe subito maltrattamenti e percosse dai componenti di una famiglia rom che vive a Falconara (Ancona). Secondo quanto denunciato, doveva vivere come volevano loro, con regole che non le appartenevano. La sua "colpa" infatti sarebbe stata quella di essere "gagé", ovvero non appartenente alla comunità rom. Il caso è arrivato in tribunale: l'ex fidanzato della ragazza e la sua parentela sono finiti a processo per maltrattamenti aggravati in famiglia, lesioni aggravate e stalking.

L'incubo della vittima - oggi 27enne - era iniziato assieme alla sua relazione con un ragazzo di qualche anno più piccolo di lei, di origini rom. Tra il 2019 e il 2020, la giovane donna avrebbe subito percosse, minacce e persino persecuzioni che l'avevano spinta a tornare dalla sua famiglia. A vessarla - come è stato riferito nella denuncia - non sarebbe stato solo il fidanzato, ma anche i suoceri. Pare che questi ultimi volessero decidere tutto, al punto che avrebbero concesso alla donna di avere tra le braccia il figlio appena nato solo per l'allattamento. Stando alle accuse, le avevano negato anche un pediatra, perché avrebbero provveduto loro alle necessità del bambino. Così, nel novembre 2020, la giovane mamma aveva chiesto aiuto fatta alla polizia. Grazie a quell'intervento delle forze dell'ordine era stata affidata a una comunità protetta dove si trova ancora con il figlio.

Come riporta Il Resto del Carlino, ora il procedimento è entrato nel vivo davanti al collegio penale presieduto dalla giudice Francesca Grassi. In tribunale sono state raccolte le testimonianze della vittima, parte civile con l'avvocato Jacopo Saccomani, e quelle di sua madre. Le due hanno ripercorso gli episodi denunciati alla squadra mobile. Secondo quanto ricostruito, la coppia era andata a convivere a casa dei genitori di lui, dopo che lei era rimasta incinta. Lì sarebbero iniziati i problemi. Il nucleo rom, difeso dagli avvocati Matteo Bettin (i genitori) e Stefano Gerunda (per l’ex compagno), rigetta però ogni accusa e ora spetterà alla giustizia fare chiarezza sui fatti denunciati.

Al vaglio del giudice, in particolare, ci sono anche episodi specifici. Ad esempio, quando la giovane era incinta di tre mesi, l'ormai ex compagno l'avrebbe presa a schiaffi, facendola cadere a terra con una conseguente prognosi di cinque giorni. Nel periodo della convivenza, sempre stando alle accuse, lui e i suoi genitori le controllavano il cellulare, i social a cui era iscritta e le impedivano di uscire con le amiche. I suoceri l'avrebbero anche seguita fino a casa dei nonni materni, dove si era rifugiata per un periodo, citofonando con insistenza per chiederle di ritornare dal figlio.

Tra le violenze denunciate, anche quella che si sarebbe consumata nel luglio del 2020. L'ex compagno avrebbe schiaffeggiato la ragazza in strada, a Marzocca, durante una passeggiata con il bimbo, e sarebbe arrivato a minacciarla di sbatterla fuori casa. "Ti giuro sulla mia razza che se ti ritrovo qui quando torno ti fracasso di botte", le avrebbe intimato. Nella testimonianza rilasciata ieri - 12 marzo - la 27enne ha anche riferito che i suoceri volevano che desse da mangiare a suo figlio il "cibo prima masticato da loro".

Si attende ora la prosecuzione del processo.

Per il nucleo rom, intanto, è scattato il divieto di avvicinamento a mamma e figlio.

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