LA POLEMICA Se il Corriere difende gli intellettuali rossi che plaudirono all'omicidio di Gentile

S u «La lettura», supplemento del «Corriere della sera» di ieri, Antonio Carioti mi accusa di aver «steccato» per aver scritto che l'assassinio di Gentile fu pensato in seno alla cultura. Tralascio testi e fonti di intellettuali, anche ex gentiliani, contro il filosofo. Mi limito a citare quello più noto su cui Luciano Canfora ha scritto un libro: quell'articolo apparso su «La Nostra Lotta» del latinista Concetto Marchesi pur ritoccato in redazione per esplicitarne il contenuto senza tradirlo: «Quanti oggi invitano alla concordia, sono complici degli assassini nazisti e fascisti (…).? Per i manutengoli del tedesco invasore e dei suoi scherani fascisti, senatore Gentile, la giustizia del popolo ha emesso la sentenza: MORTE!». E Gentile fu ucciso. Alcuni intellettuali plaudirono, Marchesi scrisse ancora su Gentile, come a dire «se l'è meritato».

Del resto, tra tanti gerarchi, capi squadristi e ministri fascisti, uccidere un filosofo inerme che esortava alla concordia, lontano da anni dal regime, estraneo al nazismo, protettore di intellettuali antifascisti, risponde solo a un disegno intellettuale e ideologico. Prima di parlare di stecche, se non conoscete lo spartito, sappiate almeno riconoscere la musica.

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