Economia

Tasse Brunetta: «Dopo lo scudo faremo la riforma fiscale»

Lo scudo fiscale è un «male» necessario ma non solo italiano, dettato dalla necessità di far rientrare in patria i capitali che lasceranno i paradisi fiscali. Il ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, interviene sul provvedimento che sarà oggi in aula alla Camera e spiega che la decisione del governo di «sanare» il rientro dei capitali con una tassazione al 5% è dovuta a ragioni di «concorrenza» internazionale tra gli scudi dei diversi Paesi. «Se avessimo messo un tasso al 20 o al 30% non sarebbe rientrato nessuno» perché il «nostro sistema è un “colabrodo”. Bisogna far capire alle persone giustamente arrabbiate che questo è un compromesso, un compromesso doloroso. Governare è però fare cose difficili, e quindi non solo scudi ma anche riforme».


Per questo il responsabile della Pubblica amministrazione promette una riforma fiscale nel suo consueto intervento radiofonico domenicale su «Rtl», in cui precisa che l’intervento riformatore dovrà riguardare «l’abbassamento delle aliquote, l’allargamento delle aree di esenzione e la lotta all’evasione».

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