Cina, Russia, sauditi e Cuba nel Consiglio dei diritti umani

È una nomina paradossale, ma è avvenuta nonostante le proteste: Cina, Russia, Arabia Saudita e Cuba hanno ottenuto un seggio nel Consiglio dei diritti umani delle Nazioni unite. Molte le critiche da parte delle organizzazioni non governative. I paesi membri del Consiglio sono eletti dall'Assemblea generale e hanno un mandato triennale, per un massimo di due volte consecutive. L'organismo, che ha base a Ginevra e dal 2006 ha sostituito la Commissione per i diritti umani dell'Onu, ha l'obiettivo di «valutare le situazioni di violazione dei diritti umani ed emettere delle raccomandazioni per farvi fronte». Così, per il triennio 2014-2016 hanno ottenuto un mandato anche i quattro «nuovi entrati», oltre a Francia, Gran Bretagna, Sudafrica, Vietnam, Algeria, Marocco, Namibia, Maldive, Macedonia e Messico.
Il nuovo Consiglio, che si insedierà il primo gennaio, è uno dei più divisi dal 2006.

«Con il ritorno di Cina, Russia, Arabia Saudita e Cuba all'interno del Consiglio, i difensori dei diritti umani hanno davanti un lavoro molto duro e dovranno raddoppiare i propri sforzi» ha commentato Human Rights Watch. «Fortunatamente - ha spiegato l'associazione - nessuno Stato ha il diritto di veto, quindi con una maggioranza compatta si potranno ancora ottenere risultati concreti».

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