La fame non giustifica i vu’ cumprà

Condannato un immigrato che vendeva cd falsi: «Si cerchi un lavoro»

Tempi duri per i vu’ cumprà. L’indigenza non è un motivo valido per vendere cd pirata o materiale protetto da diritti d’autore. Insomma, la contraffazione è sempre un reato, indipendentemente dalle condizioni di chi lo commette. Anzi, la Cassazione insiste: farebbe meglio a cercarsi un lavoro onesto o ricorrere a istituti di assistenza. Così è stata confermata la condanna a 6 mesi di reclusione e 2mila euro di multa nei confronti di un immigrato extracomunitario che era stato sorpreso con 465 dvd e 123 cd contraffatti. Il 36enne era stato condannato in primo grado ad ottobre 2006 da tribunale di Napoli. L’anno successivo la Corte d’appello partenopea aveva confermato il verdetto. Contro questa decisione ha fatto ricorso in Cassazione ma senza successo: la terza sezione penale lo ha dichiarato inammissibile.

Per difendersi lo straniero aveva sostenuto di essere in grave difficoltà economica e che quindi era ricorso alla vendita dei cd contraffatti per fronteggiare questa situazione. Respinta: «ad essa si può ovviare dedicandosi ad un onesto lavoro o comunque facendo ricorso agli istituti di assistenza o beneficenza».

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