I miei risparmi sono depositati in banca. Corro qualche rischio? Ci sono strumenti che mi tutelano?

Le banche italiane hanno una struttura patrimoniale solida e, in base alle informazioni attualmente disponibili, non sono state esposte al virus dei mutui subprime. L’ipotesi di un loro fallimento, dunque, è piuttosto remota. Paradossalmente, i nostri istituti potrebbero correre rischi nel caso in cui i risparmiatori decidessero in massa di ritirare i loro quattrini, come accadde nell’estate 2007 all’inglese Northern Rock. In caso di fallimento, i correntisti possono comunque godere del paracadute previsto da un decreto legge del dicembre 1996, che consente di recuperare fino a 103.291,38 (200 milioni delle vecchie lire). Se il conto è cointestato, l’ammontare del rimborso raddoppia. Questo sistema di protezione è finanziato dal Fondo interbancario di tutela dei depositi, e pone l’Italia ai primi posti in Europa per la congruità della cifra «assicurata». In Gran Bretagna, per esempio, il tetto è pari a 35mila sterline (oltre 44mila euro).

I tempi di rimborso non sono veloci, a parte i primi 20mila euro, la cui restituzione avviene entro tre mesi dal fallimento dell’istituto. Sulla somma residua i tempi possono invece allungarsi, senza che il risparmiatore percepisca alcun interesse sulle somme che deve ancora incassare.

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