I rapitori di Jill chiamarono col suo cellulare

da Washington

La prima telefonata, che segnalava il rapimento di Jill Carroll, la giornalista americana di 28 anni sequestrata a Bagdad, è arrivata dal suo stesso cellulare, mezz'ora dopo il rapimento, ed è stata agghiacciante. Lo rivela Ellen Knickmeyer, inviata del Washington Post a Bagdad, amica e collega della Caroll: «La persona cui questo telefono appartiene è stata appena uccisa», disse un giovane. Il corpo senza vita era quello dell'interprete Allan Enwiyah, 32 anni, sposato con un figlio piccolo e ucciso dai rapitori con due colpi alla testa. Sul Washington Post, la Knickmeyer racconta: «Ho visto un gruppo di persone arrivarci addosso come se piombassero dal cielo. Un tizio m'è balzato davanti gridando Ferma! Ferma! Ferma!, con la mano sinistra levata e una pistola nella destra».


Secondo i testimoni uno dei rapitori tirò giù Allan Enwiyah dall'auto, sparando un colpo mentre l'autista era a terra, poi saltò dentro, si mise alla guida e si allontanò, con altri uomini stretti intorno alla Carroll. Di lei non s'è più saputo nulla, né il rapimento è stato rivendicato. La Carroll, originaria del Michigan, è l'ultima, in ordine di tempo, degli oltre 400 stranieri sequestrati in Irak.

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