Per Anna Maria Franzoni (nella foto) è possibile un percorso di risocializzazione e di rieducazione. Lo sostiene l'integrazione della perizia, già depositata al tribunale di sorveglianza di Bologna, nell'ambito dell'istanza per la detenzione domiciliare chiesta dai legali della donna, condannata per l'omicidio del figlio Samuele avvenuto a Cogne nel 2002. Negli approfondimenti richiesti dai giudici sarebbe stata anche affrontata la problematica di un'eventuale recidiva. Nello studio si evidenzia come i possibili rischi di pericolosità sociale possano essere contenuti o neutralizzati attraverso un idoneo percorso con i servizi sociali. Poche settimane fa la Franzoni, che sta scontando 16 anni, aveva prospettato l'idea di voler tornare a Cogne. «Sento il bisogno di tornare in quella casa - aveva detto -. Non sarà facile, perché è dove Samuele ha vissuto felice e dove è stato ucciso. Non voglio rinnegare quei ricordi, non voglio perderli. Ho voglia di tornare lì, perché stare lontano è come voler dimenticare. Non posso permetterlo: non è giusto».
Ma l'idea era stata subito bocciata dal primo cittadino, Franco Allera. «Con tutto quello che è successo, che ha detto su tante persone, è chiaro che almeno una parte della gente non l'accoglierebbe certo bene», aveva commentato seccamente.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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