Genitori separati? I gatti di casa vanno ai figliLa sentenza sull'affidamento

Cani e gatti, criceti o canarini: non sono pacchi, esseri «inanimati». Anzi, al contrario, devono seguire gli affetti.
È così che il tribunale ha deciso, in un caso di separazione, che i gatti di famiglia dovranno vivere con il coniuge al quale è stata affidata la figlia minorenne. L'animale, scrive il giudice Giuseppe Buffone, «non può essere più collocato nell'area semantica concettuale delle cose ma deve essere riconosciuto come essere senziente », come stabilito dal Trattato di Lisbona del 2007. E non essendo una cosa, bensì un essere senziente, «è legittima facoltà dei coniugi quella di regolarne la permanenza presso l'una o l'altra abitazione e le modalità che ciascuno dei proprietari deve seguire per il mantenimento dello stesso». Dunque la donna cui è stata affidata la figlia, stando alla sentenza, dovrà farsi carico delle spese ordinarie per i due mici, mentre quelle straordinarie saranno sostenute in pari misura con l'ex marito.


Il giudice stavolta ha sancito quanto di fatto è il sentire comune: l'animale domestico acquista un peso anche in relazione ai legami affettivi che, per esempio, lo può unire di più ad un componente della famiglia rispetto ad un altro.

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