L'India arresta i marò e noi la premiamo

Continuiamo le missioni insieme. E in Libano il generale Serra ha perfino dato una medaglia a un ufficiale sikh

L'India arresta i marò e noi la premiamo

Ancora 48 ore per sperare che Salvatore Girone e Massimiliano Latorre tornino a casa a Natale, se la Corte suprema indiana decidesse una volta per tutte il loro destino. Il giudice, Altamas Kabir, ha tempo oggi e domani per emettere la sentenza. Da lunedì la massima assise indiana va in ferie. Non a caso il ministro della Difesa, Giampaolo Di Paola, volerà a Kochi domenica, dopo essere stato in Afghanistan. Tutti sognano che riporti a casa i marò, ma è ben più probabile che dovrà rincuorare i due fucilieri di marina in vista di un bel Natale in India. Per il governo era la linea del Piave di una strategia ultra morbida, che per ora non ha dato frutti. Talmente soft che, come ha scoperto il Giornale, a nessuno è venuto in mente almeno di congelare i rapporti con funzionari e militari indiani, soprattutto nelle missioni all'estero. Su uno dei fronti più importanti, il generale Paolo Serra, comandante della missione Onu in Libano, ha appuntato medaglie al petto dei soldati di Delhi e continuato a lavorare spalla a spalla con importanti funzionari di origine indiana, nonostante dieci mesi di ingiustizie subite dai marò. Non è colpa di Serra, un buon ufficiale, ma del governo Monti, che non ha osato mandare un segnale forte e chiaro all'India.

Si potevano almeno «raffreddare» i rapporti con gli indiani sul campo. Invece tutto è andato avanti come sempre. Il Giornale pubblica le fotografie che lo dimostrano. Il 9 dicembre, il vicesegretario generale delle Nazioni unite, Jan Eliasson, arriva nel sud del Libano per una visita ufficiale. Il generale Serra viene immortalato davanti alle bandiere dei contingenti impegnati nella terra dei cedri, con l'illustre visitatore e la sua delegazione, tutti sorridenti. All'estrema destra, in completo grigio, baffi, capelli color argento e carnagione olivastra si nota Mr. Sinha Ghirish. Dal sud del Libano confermano che si tratta del Director Mission Support, ovvero un alto funzionario civile dell'Onu di origine indiana. Non uno qualunque, ma il responsabile di tutta la logistica di Unifil a Naqoura nello staff del quartier generale sotto comando italiano.

Ieri il generale Serra non aveva tempo per rispondere al Giornale. Il portavoce civile della missione, Andrea Tenenti, si è limitato a precisare che «il Comandante è nominato dal Segretario generale dell'Onu. In quanto tale è al comando dei circa 12mila peacekeeper provenienti da 37 paesi. Tutti i paesi che partecipano alla missione Unifil non hanno agenda nazionale ma operano sotto la bandiera delle Nazioni unite». In pratica facciamo finta di niente se gli indiani hanno catturato Girone e Latorre, perché Serra porta il basco blu. Bisogna rimanere spalla a spalla con funzionari di origine indiana e soprattutto con i 7-800 soldati del battaglione di Delhi. A tal punto che altre fotografie immortalano il generale Serra mentre appunta una medaglia dell'Unifil sul petto di un barbuto ufficiale Sikh, con tanto di turbante blu, nella base dell'Indbatt nel Libano meridionale. La notizia è stata pubblicata su una rivista dedicata al personale dell'esercito indiano la prima settimana di maggio. Da Naqoura ben due portavoce non hanno risposto sulla data esatta della cerimonia. Serra ha assunto il comando il 28 gennaio, l'incidente dei marò è capitato il 15 febbraio ed in maggio, quando è uscita la notizia, Latorre e Girone erano in galera nel Kerala.

Nelle foto che accompagnano la cerimonia militare il comandante italiano è accompagnato dall'ambasciatore di New

Delhi in Libano, Ravi Thapar e dall'onnipresente Girish Sinha, con il generale anche nella foto del 9 dicembre. Nel discorso ufficiale Serra «ha apprezzato il lavoro umanitario del battaglione» indiano.

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