L’Argentina di Videla nascosta dietro un pallone

«Nel 1978 Sandro Pertini era stato appena eletto capo dello Stato, dopo tutto quello che era successo ci parve un ricominciare, un tornare a sperare, un fuggire dalla paura. Ma a quel punto c’era già stato il 6-0 al Perù, il palo di Rensenbrink, l’urlo di Videla, insomma il Mondiale vinto dall’Argentina. A qualche isolato dall’inferno... Quanto sapevo, quanto sapevamo di quell’inferno? Forse, in quel ’78, non riuscivamo a pensare oltre e mura di casa, portando lo sguardo undicimila chilometri più in là. Magari è per questo che con gli anni, un po’ d’Italia ha sentito un bisogno quasi viscerale di tornare a quel momento, a quel pezzo di sé visto che l’Argentina sa sempre tanto d’Italia. A chiedersi perché quella follia, quelle trentamila vita spezzate, quel Mondiale di calcio asservito al nazionalismo più feroce».

Questo scrive Valerio Piccioni nella prefazione di Pallone desaparecido- L'Argentina dei generali e il Mondiale del 1978 (Bradipolibri Editore, 15 euro), un libro scritto da Alec Cordolcini che parla di storia, di politica e di calcio. Raccontando l’Argentina di Videla attraverso le testimonianze di chi era presente: giornalisti, scrittori, calciatori, diplomatici.

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