Cultura e Spettacoli

L’Italia in aforismi Piccola antologia dell’Indro-pensiero

Ho un racconto in testa che non riesco a scrivere, è un sogno che via via che invecchio mi ritorna sempre più frequentemente. Ci sono io, salgo a piedi la collina che conduce alla villa, in mezzo al bosco... Da bambino il bosco, tra i due paduli di Fucecchio e di Bientina, era il mio regno. Arrivo fino al cancello della villa, ormai è un giardino dei ciliegi. Entro, suono il campanello e mi viene ad aprire il me stesso che è rimasto lì. Tale e quale a me, solo più vecchio. Mi dice: «Cosa vuoi?». E io dico: «Vorrei entrare». Dice che non ne ho il diritto. «Tu te ne sei andato, hai avuto una bella vita, successi, avventure, donne. Qui sono rimasto io. Vedi le mie rughe? Sono le stesse della villa. Guarda, le tegole cadono, ci sono le crepe nei muri. Sono rimasto solo, non ho mezzi, ma io difendo questo giardino dei ciliegi. Questo è il mio mondo, tu non ci puoi entrare, non appartieni più a questo mondo».

NOIA
Tutta la mia vita è stata contesa fra la noia di vivere insieme e la paura di vivere solo.

BATTAGLIA
L’unico consiglio che mi sento di dare - e che regolarmente do - ai giovani è questo: combattete per quello in cui credete. Perderete, come le ho perse io, tutte le battaglie. Ma solo una potrete vincerne. Quella che s’ingaggia ogni mattina, davanti allo specchio.

SCONFITTE
E lo specchio non vi giudica dai successi che avrete ottenuto nella corsa al denaro, al potere, agli onori; ma soltanto dalla Causa che avrete servito. Tenendo bene a mente il motto degli hidalgos spagnoli: «La sconfitta è il blasone delle anime nobili».

RELIGIONE
La mia religione. Credo in Qualcuno. Non credo che saprò mai, né da vivo né da morto, chi è e come è fatto.

PREGHIERA
Preghiera laica per la sera, prima di addormentarmi: «Dio dammi la forza di accettare le cose che non posso cambiare, di cambiare quelle che posso, e di capire sempre la differenza tra queste e quelle».

CALVINISMO
Io non ho titoli culturali che mi qualifichino a lezioni su una tematica come quella del calvinismo. Ma credo di averne afferrato l’essenziale: la concezione della Ricchezza come segno della Grazia, di cui quindi non si è proprietari, ma amministratori per conto del Signore col compito di moltiplicarla per il bene di tutti.

MIO PADRE
«Guarda il monte di Oliena», diceva mio padre rapito «guarda che colori meravigliosi». Oh, io conoscevo quel colore notturno che sfaceva in grigio il violetto del monte di Oliena, lo portavo in me, lo vedevo riprodotto su tutto ciò che guardavo. Era il colore della morte e mio padre - che non sapeva - lo trovava meraviglioso. Guardavo mio padre con compassione e anche su di lui, nella sua chioma grigia, nella ruga della fronte, vedevo passare l’ombra della morte. Da essa non mi liberavo. Non me ne sono liberato mai più».

DONNE
«Mi descriva, caro amico, la sua donna ideale». «Alta, magra, vestita di velluto nero, con un lungo, bianchissimo collo di cigno. Con gli occhi azzurri. I capelli d’oro. Infinitamente dolce, aerea, elegante. Ah, incontrassi una simile creatura! Ogni sera l’accompagnerei nella sua camera, la spoglierei, la metterei a letto cospargendoglielo di rose. E correrei al bordello, da una puttana grassa, sguaiata, volgare».

AMICI
Nella vita quotidiana, dentro e fuori il Corriere, c’erano gli amici: Fofo Franci, lo stesso Buzzati, Guido Piovene, Afeltra, Gianni Franciolini, Panfilo Gentile, Orio Vergani. Andavamo spesso a pranzo da Bagutta, dove conversavamo per ore. Lì da Bagutta trovavi mezza Milano. C’erano attrici, cantanti e spesso belle signore della grossa borghesia lombarda, nostre allegre compagne di conversazione, di tavola e di letto.

INTELLETTUALI
La più grande prova di amicizia e di fiducia che un intellettuale possa dare a un altro intellettuale sarebbe quella di confessargli che non ha più letto Leopardi dai tempi del Liceo, che non ha nessuna voglia di farlo, e che le poche volte che ci si è provato è morto di noia.

COMUNISTI
Ieri Fortebraccio, dalle colonne dell’Unità, ha invocato per noi, previa qualche iniezione, il ricovero immediato, e a titolo definitivo, in manicomio. La cosa non ci stupisce: sappiamo benissimo che di manicomi e di iniezioni nessuno s'intende più dei comunisti: chi c’è passato giura che ci hanno fatto una mano da maestri. Ci stupisce però che Fortebraccio lo abbia implicitamente - e un po' anzitempo - riconosciuto. Forse gli è scappata. Alla sua età, succede

TOGLIATTI
Cadendo oggi il trigesimo della scomparsa di Pietro Valdoni, vogliamo rievocare un episodio del grande chirurgo. Come tutti ricorderanno, fu lui ad operare, salvandogli la vita, Palmiro Togliatti, ferito alla testa dalla rivoltella di Pallante. Quando ricevette la parcella, Togliatti la trovò salata, e accompagnò il pagamento con queste parole: «Eccole il saldo, ma è denaro rubato». Valdoni rispose: «Grazie per l’assegno. La provenienza non mi interessa».

SCUOLA
È in corso una iniziativa per l’abolizione, nelle aule scolastiche, della pedana su cui si eleva la cattedra. Il perché lo avrete già capito: l’insegnante deve mettersi, anche materialmente, a livello degli alunni per non lederne la dignità e dimostrare con l’esempio che siamo tutti uguali. Giusto. «La via dell’uguaglianza» dice Rivarol «si percorre solo in discesa: all’altezza dei somari è facilissimo instaurarla».

LEGGI
Montesquieu diceva che le leggi, per godere il rispetto del cittadino, devono essere «poche e chiare». Ma Montesquieu, in questo nostro paese che si qualifica «culla del diritto», non è passato neanche di striscio. Azzeccagarbugli, che di leggi ne vuole moltissime e incomprensibili, gli ha sbarrato il passo.

CLASSICI
Quando mi viene in mente un bell’aforisma, lo metto in conto a Montesquieu, od a La Rochefoucauld. Non si sono mai lamentati.

MASCHI
L’agenzia Ansa riferisce che da un sondaggio operato in Francia su un pubblico internazionale, risulterebbe che il maschio italiano detiene ancora il primato mondiale della seduzione. Speriamo che i giornali non riportino la notizia: gl’italiani sarebbero capaci di crederci.

PASSATO
I conti col passato, si capisce, bisogna farli. Ma a un certo punto bisogna chiuderli. Perché nella Storia non ce n’è mai stato uno che, protratto all’infinito, non ne abbia innescato un altro.

ITALIA
Io sono un italiano, fra i pochi rimasti che nei confronti dell’Italia s’ispirano all’adagio inglese: «Che abbia ragione o torto, sto col mio Paese». Anch’io sto col mio paese quando ha torto, ma senza pretendere che il suo torto sia considerato ragione.

GIORNALI
«In molte, in troppe case italiane, non c’è altra carta stampata che quella dei giornali appesi a un gancio delle latrine...». Così scriveva Papini nel 1953. Oggi, da quando c’è carta igienica in abbondanza, nemmeno quella.

GENIO
La genialità degli italiani è indubbia. Mi riferisco a quella rinascimentale. Quanto a quella - presunta - di oggi, credo che confondiamo troppo spesso genialità con ingegnosità. Di ingegnosità non manchiamo mai (...). A furia di comportarci in modo ingegnoso, di considerarci geniali sempre e comunque, rischiamo di comportarci da cretini.

FERIE
Quando il direttore di un quotidiano va in ferie, corre il rischio che le vendite del giornale, in sua assenza, diminuiscano. Ma ne corre uno maggiore: che aumentino.

MORTE
Io forse sarò ricordato, quando avrò preso congedo da questo mondo, da qualcuno dei miei lettori, non certamente dai loro figli. So di aver scritto sull’acqua. Ma ciò non mi ha impedito di continuare a scrivere, impegnandomi tutto in quello che scrivo.

E se Lei trova o cerca qualcosa da invidiarmi, è solo questo che può trovare: la gioia di scrivere sempre le cose, in cui, nel momento in cui le scrivo, credo anche se non ne rimarrà nulla, come sicuramente avverrà.

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