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La leggenda di un eroe nel paese di Concobello

Si svolge a Concobello, un paese immaginario che non esiste sulla carta geografica, il romanzo La leggenda di Concobello (Mursia, pp, 215, 16 euro) di Amos Luzzatto, fino a poco tempo fa presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane. È una riflessione sull’ebraismo, sulla guerra tra due civiltà di una terra circondata da nemici; ma si può anche leggere come una parabola sul rapporto tra Israele e la diaspora. Per l’autore è semplicemente «una favola che ognuno, ragazzo o adulto, può interpretare secondo il proprio gusto».

Il protagonista del libro, Druk - come nelle migliori tradizioni favolistiche -, è un eroe senza macchia e paura ma alquanto sprovveduto che si innamorerà prima della bellissima cortigiana Marvila, donna immersa negli intrighi e nelle apparenze del Palazzo di Concobello, e poi della bruna Singa, guerriera impavida e fedele. La guerra sembra l’unico modo per salvare la civiltà e il benessere di Concobello, ma... La favola di Luzzatto finisce - come ogni favola che si rispetti - con una morale: il nemico è prima di tutto nelle nostre paure.

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