Pensavamo fosse una crociata antagonista, invece era una gita-avventura. La comparsata di Beppe Grillo in Val di Susa domenica scorsa, in realtà, è stato un apostrofo ipocrita tra le parole «Porto» e «Cervo». Già, perché - come testimoniano le fotografie di «Panorama» - il blitz nell’inferno No Tav è stata solo una parentesi nella dorata estate del comico, a mollo nel costosissimo mare della Costa Smeralda.
Sabato pediluvio e canasta sotto l’ombrellone. Domenica aereo da Olbia, safari tra le bestie feroci no global da rincitrullire e usare con i discorsetti sugli «eroi» e infine ritorno nel paradiso dell’establishment. Quello che a parole Grillo dice di odiare e di cui nei fatti fa parte. Per carità, le ferie ognuno le passa dove vuole.
Ma un po’ di dubbi sorgono spontanei: forse le Cinque Stelle del suo Movimento sono quelle degli alberghi; forse la sua opposizione al treno veloce è in nome degli yacht.
E forse aveva ragione un gruppo rock milanese: «Come pararsi il culo e la coscienza è un vero sballo: sabato in barca a vela e il lunedì al Leonkavallo».
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