Milano - In Lombardia, il 34,8%
delle donne di età compresa tra i 16 e i 70 anni è stata vittima di
una violenza fisica o sessuale nel corso della vita. Oltre il 90% di
queste violenze non sono state denunciate. Il perchè viene alla
luce con una ricerca affidata all’IRer dal Consiglio Regionale della
Lombardia, focalizzata sui contesti milanese e bresciano, che
punta il dito contro il sistema di valori della famiglia patriarcale,
contro la presenza di operatori formati secondo una logica
restrittiva e contro la drastica specializzaizone dei Centri di
supporto che non sono nella condizione di collaborare.
De Capitani: "Ampliare la rete dei servizi antiviolenza" “Questo problema richiede un cambiamento culturale profondo, ha detto il Presidente del Consiglio regionale Giulio De Capitani, che va costruito con il contributo di tutti. La cultura del rispetto e della parità tra gli uomini e le donne deve essere uno degli obiettivi fondamentali di ogni livello istituzionale.
Proprio in queste settimane è stato finalmente approvato dal Parlamento, e ora passerà al Senato, un disegno di legge che affronta il tema del maltrattamento e degli atti persecutori, il cosiddetto stalking. Resta da superare la mancanza di un quadro legislativo organico nazionale e regionale, che consenta di finanziare ed ampliare la rete dei servizi antiviolenza.”
La paura di sporgere denuncia È Sonia
Stefanizzi, docente di Sociologia presso l’Università degli Studi di
Milano Bicocca, nel gruppo di ricerca che ha condotto l’analisi, a
spiegare le ragioni che ancora fanno percepire sconveniente a
una donna denunciare la violenza subita: "C’è un problema legato
a certi valori - ha detto -. La famiglia è cambiata ma restano i valori
tradizionali legati ad un modello tradizonale patriarcale per il quale
la donna si trova immersa in una violenza simbolica, che s’adatta
male ai cambiamenti delle relazioni tra sessi del mondo
occidentale. E l’esaltazione della famiglia scoraggia le donne: chi
subisce una violenza in casa si vergogna ad uscire e dire che la
sua famiglia non funziona, perchè il modello le dice che la famiglia
va tutelata".
Educazione ai diritti La soluzione, secondo i ricercatori, va costruita a partire dalla giovani generazioni, secondo la "programmazione a tutti i livelli dell’istituzione scolastica di progetti di educazione ai diritti e di prevenzione della violenza sin dalla scuola primaria" perchè "è necessario intervenire sulle coscienze dei futuri cittadini per poterli educare al rispetto e all’uguaglianza, in un clima di cultura dei diritti e non della violenza e della disuguaglianza".
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.