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Marocco, massacrato diplomatico italiano

Sanguinosa aggressione, muore anche la moglie belga. Salvi i quattro figli. I killer sarebbero alcuni ladri sorpresi nel cuore della notte a rubare nella villa

da Milano

Uccisi in casa in piena notte. È un giallo l’omicidio di un funzionario italiano della Commissione europea e della moglie avvenuto a Rabat, la capitale del Marocco. Nonostante gli investigatori locali abbiano subito azzardato l’ipotesi della rapina.
I cadaveri di Alessandro Missir di Lusignano, 39 anni, e quello della moglie belga, Arianne Lagasse de Locht, 35 anni, sono stati ritrovati nella loro villa nel quartiere residenziale di Hay Riad. Erano stati massacrati a coltellate. Illesi, invece, i loro quattro figli. Loro, che si trovavano al piano di sopra, sono riusciti a chiudersi a chiave in camera. Sono gli unici testimoni: hanno sentito, ma per fortuna non hanno assistito all’omicidio dei loro genitori.
«Secondo i primi elementi dell'inchiesta una delle auto delle vittime è scomparsa e alcuni oggetti sono stati sottratti», hanno spiegato gli investigatori locali. Concludendo, per questo, che si sarebbe trattato di furto messo a segno almeno da un paio di banditi e finito male. Una tesi che convince la Farnesina. «Si è trattato sicuramente di una rapina - ha detto Elisabetta Belloni, capo dell'Unità di crisi del ministero degli Esteri -, almeno stando alle notizie in nostro possesso. Gli elementi che finora abbiamo raccolto non confermano assolutamente la tesi di un legame fra quanto accaduto e le recenti dichiarazioni del Papa (quelle che hanno scatenato le reazioni di molti Paesi islamici, ndr)».
È una zona residenziale, dove abitano altri diplomatici, quella di Hay Riad, ma proprio per questa spesso soggetta alle scorrerie dei banditi. Sono diversi i casi di rapina in villa messi a segno nel quartiere, anche se questo è il primo caso conclusosi con un duplice omicidio.
Alessandro Missir di Lusignano lavorava per la Commissione europea dal 1991 e negli ultimi anni si era occupato soprattutto di Turchia, come «Desk Officer» proprio nel difficile periodo precedente la sofferta decisione presa dai Venticinque nell'ottobre di un anno fa di aprire formalmente i negoziati di adesione con quel Paese. In precedenza aveva lavorato presso la delegazione della Commissione in Polonia. Era arrivato a Rabat solo il primo settembre in qualità di capo sezione per gli affari politici ed economici della delegazione della Commissione in Marocco. Una delle delegazioni considerate «più sicure e anche più ambite» dai funzionari delle relazioni esterne della Commissione.
«Brillante, di grande cultura storica e soprattutto di enorme disponibilità », così lo ricorda Augusto Bonucci, uno dei direttori della Commissione Ue con cui Missir di Lusignano ha lavorato prima di partire per Rabat. Tra i colleghi, nei palazzi della Commissione, la notizia del suo assassinio ha provocato grande commozione e cordoglio. «Aveva una conoscenza perfetta del latino e delle religioni. Era una persona molto brillante, straordinaria, fuori dal comune, di grande capacità e soprattutto aveva una grande disponibilità di fronte a qualsiasi incarico», dice ancora Bonucci.

A Rabat, tra l'altro, Missir di Lusignano aveva ritrovato a capo della delegazione l'ambasciatore Bruno Dethomas, con il quale già aveva lavorato negli anni precedenti in Polonia.

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