CHIARA DI SANTE È lo «Zucchero» il filo conduttore di una serie di siparietti in scena

CHIARA DI SANTE È lo «Zucchero» il filo conduttore di una serie di siparietti in scena

«Come faccio a spiegare a mia moglie che quando guardo dalla finestra sto lavorando?», diceva Joseph Conrad. Questo è scrivere per Chiara Di Sante, 21 anni, bergamasca trasferitasi a Milano per frequentare lo Iulm, dove sta per laurearsi in Comunicazione, media e pubblicità con una tesi sulle forme del cinema contemporaneo.
«Scrivo dovunque, anche di notte annoto appunti, fisso idee sul cellulare. Gli studi influenzano il mio stile, minimale e, se si può dire così, perfino postmoderno. Sono molto attenta al dettaglio, al particolare». Modernità sì, ma senza rinunciare alla correttezza e al rigore formale, come detta la tradizione. Questo vale anche per Zucchero, il racconto con cui approda alla seconda fase del Campiello.
«È un'opera destrutturata, una serie di scene con un filo conduttore: lo zucchero, appunto», dice.

Per lei non è il primo concorso: «Ho già partecipato nel 2012 al Subway di Brescia, e l'anno scorso al “Chiara Giovani”, arrivando sesta». E intanto guarda all'America, con autori come David Foster Wallace e Don DeLillo.

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