Sea, ecco i trucchi del giudice Fi: «A Milano serve una svolta»

Le carte sulla sentenza che ha salvato il Comune: «Ricorso autoassegnato» Tatarella: «Quelle sugli aeroporti le partite più opache gestite dalla giunta»

Il ricorso del Comune doveva essere accolto, costasse quel che costasse. Questo è il quadro che emerge dall'indagine che la Procura di Milano ha condotto contro Adriano Leo, il presidente della terza sezione del Tar della Lombardia, che il 21 maggio 2013 pronunciò la sentenza sull'aumento di capitale di Sea, voluto da Palazzo Marino per evitare il crac di Sea Handling. Il giudice Leo verrà processato a partire dal prossimo 3 novembre, imputato di falso ideologico per avere depositato una sentenza diversa da quella decisa quel giorno in camera di consiglio. Che Leo abbia stravolto quanto stabilito in camera di consiglio, per la Procura ormai è dimostrato dalle testimonianze. Ma le stranezze iniziano prima, quando il ricorso firmato dall'Avvocatura Comunale, su delibera della Giunta municipale, arriva alla cancelleria del Tar.

Perchè Leo si impadronisce della pratica, in modo da essere sicuro di scrivere la sentenza.

Questo e prima ancora la vendita all'asta di quote della società Sea «sono i casi opachi di questa amministrazione» afferma il capogruppo Fi Tatarella.

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