Nei versi del fratello il sapore del mito

Ebbro del vino di Dalmazia, degli effluvi di aprile e della fioritura degli asparagi in Sassonia, della sciamatura delle api e del vorticare dei mulini in campagna, appare Friedrich Georg Jünger (1898-1977) nei racconti che scrisse tra gli anni ’60 e i ’70. Notte di Dalmazia, La stagione degli asparagi e Laura: tre momenti d’ebbrezza che il fratello minore, il fratello poeta di Ernst fermò nel chiarore cristallino della prosa ora tradotta, curata e pubblicata per la prima volta in Italia (i giapponesi ci avevano pensato nel 1971) da Andrea Sandri con la dedizione appassionata dell’amateur. Questa Notte di Dalmazia (Herrenhaus, pagg. 98, euro 12) è pervasa di echi classici, della memoria dei miti che ispirarono tutta l’opera dell’autore, traduttore in Germania dell’Odissea.

È ispirata alla nostalgia per la natura, rimpianta - a dispetto di La perfezione della tecnica, il suo grande saggio critico del ’46, la bibbia dei Verdi in Germania, tradotta da Marino Freschi per Il Settimo Sigillo nel 2000 - con il paesaggio perduto dell’infanzia. Dominata da tre stupende figure di donne: Laura, Sofia e la bellissima spigolatrice straniera. Tre angeli caduti, tre dee incarnate, variazioni dell’eterno femminino o, chissà, personificazioni della Madre Terra.

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