Noi giovani di oggi spaesati e demotivati

Ho 30 anni e mi sento chiamato in causa dall’articolo di Marcello D’Orta di lunedì 9 luglio dal titolo «Giovani depressi ma anche sfaticati». Ci si accusa di essere nati stanchi e di ciondolarci in una continua vacuità giornaliera. Probabilmente è vero ma non bisogna dimenticare in quanti si trascinano da un impiego all’altro o si sforzano di crearsi un futuro. D’Orta parla dei suoi 54 anni e dei suoi 4 concorsi statali, del servizio militare e della sua produzione letteraria (tutte cose meritorie), ma non pensa che molti di noi fanno cose simili, o almeno ci stanno provando. Università, volontariato, lavori vari per mantenersi agli studi e poi la ricerca di un lavoro vero, spesso mal pagato.

Tra la fine degli studi e il momento in cui le proprie capacità hanno il giusto riconoscimento passa davvero troppo tempo. In tanti restano bloccati da un sistema che non premia più l’eccellenza, ma solo la fortuna nel posto giusto al momento giusto. È comprensibile allora che ci si senta un po’ spaesati e demotivati.

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