Sono vestititi tutti e due di nero. Aspettano nella stanzetta a fianco la camera mortuaria che il medico finisca la perizia sul corpo di Lorena, la loro bambina. D'un tratto Giuseppe Cultraro e sua moglie Livia Cicci, si rivolgono ai giornalisti: «Mostrate a tutti le foto dei mostri - dicono -: fateli vedere in faccia quei tre. Tutti devono sapere che non sono dei ragazzini, ma dei cani, delle bestie».
«Se potessi avere tra le mani quei tre li ammazzerei con le mie mani, come loro hanno fatto con la mia bambina», esplode Livia.
Dicono di essere pentiti. Pensa che un giorno potrà perdonarli?
«A parole è troppo facile dire che sono pentiti. Finché vivo non potrò mai perdonare».
Non crede che forse Lorena avrebbe dovuto essere più controllata?
«Io avevo piena fiducia in mia figlia: lei era una ragazza semplice».
Le aveva confidato di essere incinta?
«Lorena non si confidava molto con me.
Cosa ha raccontato a suo figlio Giacomo che ha appena otto anni?
«Ancora niente. Lui però ha capito già qualcosa e continua a ripetere: quando torna Lorena. Non sa che sua sorella non tornerà più».
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