«Nuova» Etruria già in rosso E le sorprese non sono finite

Nel bilancio dei primi 40 giorni persi 23 milioni. Ma potrebbero emergere nuove sofferenze. I «due pesi e due misure» di Bruxelles su Italia e Germania

Camilla Conti

Domani le quattro good banks apriranno le porte delle loro sedi ai figli dei dipendenti «per avvicinare l'ambiente familiare a quello lavorativo», si legge in un comunicato. La sede della Nuova Etruria si trasformerà in un palazzetto dello Sport, in Carife invece i bambini potranno colorare «l'immagine di una banca», la Nuova CariChieti ha scelto uno spettacolo «di cantastorie» e a Jesi la Nuova Banca Marche si trasferirà in una sala giochi mettendo in palio anche dieci biglietti «per un ingresso gratuito a Mirabilandia». Un ritorno alla normalità e un riavvicinamento al territorio necessario. Anche se le quattro banche nate dal salvataggio del 22 novembre non sono ancora uscite dal tunnel. Anzi, nel bel mezzo dell'asta aperta per vendere le quattro banche, sono circolate indiscrezioni allarmanti: stando alle anticipazioni del Messaggero riprese nei giorni scorsi anche da altre testate, le proiezioni fatte dal presidente-commissario Roberto Nicastro stimano nuove rettifiche sui crediti per altri 1,2 miliardi al 2020 e nel 2016 i quattro istituti chiuderanno in perdita per 377 milioni. Si tratta, appunto, di proiezioni ricavate da documenti riservati. Anche perché nel 2015 le banche «ripulite» hanno avuto solo 39 giorni di operatività. Nel caso dell'Etruria, ma nei prossimi giorni usciranno anche i dati delle altre, dal 23 novembre al 31 dicembre ha registrato una perdita netta di 23 milioni e 3,9 miliardi di crediti verso la clientela del gruppo.

Nicastro e l'unità di risoluzione delle crisi di Bankitalia assicurano che sul tavolo ci sono almeno dieci offerte. Ma di certo i conti le perdite sul fronte economico non aiutano le trattative sul prezzo della cessione. Secondo gli analisti di Mediobanca Securities, se gli istituti salvati non fossero venduti a un prezzo sufficiente a rimborsare la linea di credito nei confronti del sistema bancario, il Fondo dovrebbe chiedere ulteriori contributi alle banche italiane. E in questo modo sarebbe appesantito di nuovo il comparto creditizio.

Per capire l'effettivo stato di salute delle good banks bisognerà però vedere i conti aggiornati al primo trimestre del 2016 che saranno comunicati in giugno. Va comunque ricordato che le good banks non hanno avuto vita facile: dal punto di vista patrimoniale, la squadra di Nicastro ha dovuto rifare i calcoli sulle sofferenze e sulla loro valutazione rispetto a quelli annunciati a novembre. Gli 8,5 miliardi di sofferenze valutate al 17,5% sono diventati qualche mese dopo 9,5 miliardi valutati al 22,5%. L'aumento è stato dunque compensato dalla migliore valutazione ma ha complicato il lavoro dei risanatori. Senza dimenticare i due pesi e le due misure usati dalla Commissione Ue che alle 4 italiane ha imposto la cessione in tempi rapidissimi (30 aprile) per poi concedere fortunatamente una proroga a fine settembre.

Alla tedesca Hsh Nordbank, finita nei guai qualche giorno prima del via libera alla nuove regole sul bail in (le nostre banche, dopo), ha invece dato tempo fino a febbraio 2018. Non solo: Bruxelles ha concesso a Berlino di tenere aperto l'istituto con fondi pubblici e non ha nemmeno definito le condizioni sulla cessione dei crediti deteriorati.

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