Ora anche «Striscia la notizia» può partecipare a un Festival

Maurizio Cabona

Dopo Borat, visto ieri alla Festa di Roma, anche Striscia la notizia - con le sue interviste/agguato - potrebbe pretendere di partecipare a un grande festival del cinema. Infatti, nel tentativo di fare scandalo con l’esiguo e lutulento film di Larry Charles, la Festa ha creato un precedente, del quale anche Le Iene avrebbero motivo d’approfittare. Che cosa c’è di cinematografico in questo Borat? Tutt’al più lo spirito goliardico del Mel Brooks della decadenza, perché non basta infischiarsi del politicamente corretto per essere intelligenti e divertenti. Eppure ieri, nella proiezione che avrebbe dovuto essere solo per stampa e cinefilia, instancabili e immotivati sono echeggiati i cachinni della claque. La scatenava ogni scurrilità del giornalista tv kazako (cosacco, si diceva una volta) impersonato da Sacha Baron Cohen.

Costui, inviato negli Stati Uniti, s’innamora di Pamela Anderson di Baywatch, la quale diventa il futile pretesto per un viaggio da New York a Los Angeles col furgone del lattaio. Dovrebbe essere un modo per inchiodare gli Stati Uniti e i nemici degli Stati Uniti alle loro miserie; invece è un modo per far rimpiangere le ipocrisie del «codice Hays» anche a chi lo detestava.

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