Cronache

Cantone torna all'attacco di Palamara ma i colleghi assolvono il "Sistema"

Altre accuse per l'ex leader dell'Anm, difeso anche dai "nemici"

Cantone torna all'attacco di Palamara ma i colleghi assolvono il "Sistema"

Delle due l'una: o mentono tutti quanti, dal primo all'ultimo, giudici compresi; o la nuova inchiesta chiusa dalla Procura di Perugia contro Luca Palamara è solo l'ennesimo capitolo della resa dei conti contro l'ex presidente dell'Associazione nazionale magistrati, finito nel mirino dei suoi vecchi colleghi. Adesso la Procura umbra, guidata da Raffaele Cantone, accusa Palamara di corruzione per essere intervenuto in due procedimenti giudiziari che riguardavano amici e conoscenti da cui avrebbe ricevuto in cambio favori vari. Peccato che i verbali depositati proprio a conclusione di questo filone raccontino una storia diversa. A meno che magistrati tuttora in servizio non mentano platealmente.

Il primo capo d'accusa riguarda il procedimento scaturito da un incidente stradale in cui era rimasto coinvolto un ciclomotore di proprietà della concessionaria Aureli Motor di Roma: del cui titolare, Federico Aureli, Palamara sarebbe stato ospite in Sardegna. Secondo la Procura di Perugia, Palamara - attraverso il collega Paolo Auriemma - avrebbe fatto pressioni sul presidente della sezione, Maria Rubera, per fare assolvere gli imputati. Ma Auriemma dice: «Posso escludere che Luca mi abbia chiesto di indirizzare in qualche modo l'esito del processo». Dal canto suo la Rubera dice: «Escludo categoricamente che Auriemma mi abbia segnalato qualcosa in merito a quel procedimento». E il giudice Mauro Barbanti, che assolse gli imputati, parlando della Rubera dichiara «escludo che mi abbia dato delle indicazioni cercando di influire nella mia decisione».

Altrettanto netta la versione che un altro magistrato, Luciana Sangiovanni (che pure potrebbe avercela con Palamara, visti alcuni passaggi irrispettosi delle chat dell'ex collega) offre a verbale sulla vicenda che per Perugia costituisce un altro episodio di corruzione: l'intervento di Palamara per condizionare la causa di separazione del fratello di Leonardo Ceglia Manfredi, imprenditore romano, che si sarebbe sdebitato ospitandolo per alcune notti nel suo hotel cinque stelle lusso a Capri. Ma la Sangiovanni dichiara a verbale di avere ricevuto da Palamara solo richieste di informazioni sullo stato del procedimento. Le chiedono i pm di Perugia: lei ha mai ricevuto richieste da Palamara relative alla accelerazione della trattazione di alcuni procedimenti sui quali ha chiesto informazioni? Risponde secca la Sangiovanni: «Escludo di avere ricevuto questo tipo di richieste perché in quel caso lo avrei denunciato. Ribadisco che questa è la verità». Il giudice non si smuove quando le fanno vedere delle chat in cui Palamara insiste per avere notizie: «Escludo che lui mi abbia pressato ed escludo categoricamente che mi abbia pressato per avere notizie sul merito della decisione». Tutti bugiardi?

Ancora più surreale l'ultima accusa che viene mossa a Palamara, avere archiviato «in soli cinque mesi» il procedimento relativo a una parete di Ceglia Manfredi. Peccato che il fascicolo sia stato archiviato semplicemente perché la querela che l'aveva originato era stata subito ritirata.

E la Procura di Perugia lo sa.

Commenti