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Futuri bimbi in vendita con tanto di listino prezzi

A Milano un luminare americano cerca clienti per ovuli e uteri in affitto. E spiega come infrangere la legge

Futuri bimbi in vendita con tanto di listino prezzi

Bambini in vendita nel cuore di Milano. Per una cifra che va dai 75mila a i 120mila dollari il cliente, coppia gay o etero fa poca differenza, può programmare un figlio chiavi in mano. Agghiacciante e illegale, almeno da noi in Italia, ma tutto documentato. Anche con un video girato di nascosto.

La denuncia è dell'associazione ProVita: due suoi membri si fingono una coppia gay e giovedì scorso incontrano nel centro di Milano, in un salone che di solito ospita eventi privati, un esperto arrivato apposta dagli Usa: il professor Said Daneshmand della Fertility Clinic di Las Vegas. Là avviene tutto alla luce del sole, qua, chissà ancora per quanto, la legge 40 sbarra la strada a chi vuole costruire un neonato a propria immagine e somiglianza. Il medico offre tutto il kit necessario e spiega tutti i passaggi della procedura che avverrà all'estero: una donna donerà, a pagamento naturalmente, i suoi gameti; un'alta affitterà l'utero e partorirà. I due papà dovranno solo consegnare il proprio sperma, dell'uno o dell'altro o mischiati, non fa differenza. Certo, le cifre in gioco sono alte ma la clinica offre tutti gli strumenti per ricevere il figlio senza problemi: la scelta, ad esempio, di raddoppiare le donne, un mamma per gli ovuli e l'altra per l'utero, serve proprio per spezzare qualunque legame affettivo, segmentando la catena di montaggio della vita come fosse quella di una fabbrica. Gli ovuli hanno un prezzo alto: fra i 5 e i 10mila dollari, ma, vuoi mettere, si può anche provare a costruire l'ometto futuro inseguendo il mito della perfezione: «Al momento della selezione dell'ovulo - chiedono i due inviati “clandestini” di ProVita- possiamo scegliere secondo i nostri canoni di preferenza?; magari una bella bionda, alta 1 metro e 80».

Basta mettere mano al portafoglio e qualunque sogno può diventare realtà: la madre surrogata, quella che nel linguaggio politicamente corretto porta a compimento una gravidanza per altri, costa fra i 15 e i 30mila dollari; l'esame dell'embrione viaggia sui 10mila dollari e con altri 2-5mila dollari si può programmare l'esame del feto alla decima settimana, per controllare che tutto proceda per il meglio. In caso contrario la madre surrogata è costretta ad abortire. Alla fine il prezzo arriverà a quota 100-120mila dollari: insomma, questi figli se li possono permettere solo genitori benestanti. Lo staff della Fertility Clinic pensa a tutto. C'è pure una squadra di avvocati che segue gli aspiranti genitori in un altro passaggio delicato: la stesura del contratto, anzi dei contratti con la venditrice di ovuli e con la gestante. Che perdono ogni diritto sul baby, casomai in corso d'opera cambiassero idea. Tutto è pensato per abbattere i costi e proprio per questo le due mamme vengono selezionate con criteri molto rigidi per ridurre al minimo qualunque problema. Il neonato viene al mondo all'insegna della globalizzazione e della delocalizzazione. Poi, col rimpatrio, si trova anche il modo di regolarizzare la creatura. Basta fare scalo, in Europa, in un altro Paese e da qui passare poi in Italia. Lo specialista rassicura, altre coppie presenti nel salone confermano: «Molti nostri amici gay hanno bambini e non hanno avuto alcun problema». Il meeting si chiude fra sorrisi e preventivi, quasi si trattasse di vendere un prodotto qualunque.

Ora la onlus prepara la denuncia in procura e il presidente Toni Brandi lancia l'allarme dal sito www.notizieprovita.it: «I bambini non possono essere mercificati.

E invece la legge sui diritti civili apre le porte dell'adozione alle coppie omosessuali e favorisce il ricorso all'aberrante pratica dell'utero in affitto».

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