Guerra in Ucraina

Il Pd a pezzi: gli europarlamentari dem votano contro le armi all'Ucraina

Ecco chi ha "tradito" la linea europeista, riavvicinandosi ai 5 Stelle, votando contro il rafforzamento dell'invio di armi durante la plenaria del Parlamento europeo

Il Pd a pezzi: gli europarlamentari dem votano contro le armi all'Ucraina

È di ieri la votazione al Parlamento europeo che riguarda l’ultima risoluzione sul tema guerra russo-ucraina presentata, e poi bocciata, dal gruppo dei Verdi, a firma anche dell’europarlamentare italiana Anna Cavazzini.

La proposta arriva a seguito della precedente risoluzione, approvata qualche giorno fa e considerata dai progressisti troppo incentrata sugli aiuti militari e non in linea con una possibile via diplomatica.

Da una parte la rappresentante pentastellata Laura Ferrara ha fatto sapere che, con la bocciatura di tale emendamento, “la pace in Ucraina è purtroppo un miraggio e il voto del Parlamento europeo di oggi lo dimostra. È stato bloccato a larga maggioranza un emendamento alla risoluzione del Parlamento sulla guerra contro l’Ucraina che invita tutti gli stati membri a vagliare tutte le potenziali via per la pace e a proseguire gli sforzi per porre immediatamente fine alla guerra”.

In realtà, leggendo le due risoluzioni e soprattutto l’ultima proposta dei Verdi, con l’appoggio dei 5 Stelle, le differenze non sono sostanziali. Il documento non approvato infatti, tra le tante, condanna la Russia esattamente come la risoluzione precedente, è a favore delle nuove sanzioni, appoggia incondizionatamente il popolo ucraino. La differenza sta nell’aiuto militare.

Il Parlamento europeo invita gli Stati membri e gli altri paesi che sostengono l’Ucraina ad aumentare massicciamente la loro assistenza militare, in particolare nelle zone dove il governo ucraino lo richiede”, si legge nell'emendamento approvato. “Invita – inoltre – il Vicepresidente della Commissione/Alto Rappresentante dell’Unione per gli affari europei, affari esteri e politica di sicurezza per coordinare le consegne di armi attraverso il meccanismo della stanza di compensazione del Servizio europeo per l’azione esterna, anche attraverso un’iniziativa dell’Unione per la fornitura di sistemi d’arma avanzati. Invita gli Stati membri ad avviare senza indugio l’addestramento di soldati ucraini a questo riguardo”.

Questa la linea scelta dal Parlamento europeo e non è una novità che i 5 Stelle si oppongano a una sempre più proficua strategia militare, ma nel documento presentato dai Verdi non è assolutamente citato – come invece sostiene Ferrara – malcontento e una convinta fermezza sul piano diplomatico. Tanto che nel testo non si legge mai una presa di posizione contro l’aumento del riarmo, ma si omette l’argomento.

In ogni caso, ciò che stupisce a fronte delle votazioni della risoluzione progressista è il posizionamento dei democratici. Se Letta solo qualche giorno fa affermava a gran voce: “Avanti con le armi all’Ucraina”, in linea con la posizione che il Pd ha mantenuto in questi mesi di conflitto, i favorevoli e contrari alla proposta dei Verdi marcano un’ulteriore spaccatura anche su questo tema.

Da una parte la dimostrazione – ennesima - che l’alleanza (Pd-Verdi) di centrosinistra in campagna elettorale era frutto solo di un minestrone per cercare di sbarcare il lunario, con la conclusione – inevitabile – di un totale fallimento del fronte dem. Dall’altra la contrapposizione degli europarlamentari interni al Partito democratico è la sconfitta sulla sconfitta, la beffa, la chiara demolizione di un partito che non ha più nessun legame, né interno né esterno.

La maggior parte degli europarlamentari dem, infatti, ha votato in modo favorevole alla risoluzione “progressista” dei Verdi e cioè allo stop dell’invio di armi, riallineandosi di fatto con le idee pentastellate.

Nello specifico sono sette i dem non in linea con l’ormai ex segretario Letta: Pietro Bartolo, Caterina Chinnici, Andrea Cozzolino, Giuseppe Ferrandino, Camilla Laureti, Franco Roberti e Massimiliano Smeriglio. In accordo, invece, con la linea europea e, quindi, all’aumento delle munizioni di armi in favore di Kiev, il Pd può contare solo su quattro membri del Parlamento europeo: la Vicepresidente Pina Picierno, Brando Benifei, Alessandra Moretti e Giuliano Pisapia.



Se il recente risultato elettorale aveva messo il Pd con le spalle al muro evidenziando in modo inequivocabile una mancata visione comune e un ormai sgretolamento della politica interna, sul fronte internazionale la situazione non cambia e mostra quel fronte progressista e riformista che assomiglia ormai a puzzle distrutto e impossibile da ricostruire.

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