Coronavirus

Lo Stato ci entra in casa: non più di sei assieme e basta feste dei bimbi

Contagi in famiglia, niente eventi con parenti e amici. Rebus controlli, Speranza: saranno di più

Lo Stato ci entra in casa: non più di sei assieme e basta feste dei bimbi

Stop alle feste nelle case private, non solo per i giovani che si ritrovano a fine settimana stanchi della mascherina settimanale dentro e fuori scuola. Il divieto vale anche per bambini ma anche per i party organizzati dagli adulti nei salotti di casa. Il ministro Roberto Speranza lo ha dichiarato ieri durante la trasmissione Che tempo che fa e ha sgombrato i dubbi sull'argomento più delicato di queste ultime riunioni fiume fatte con alleati e tecnici del Comitato tecnico scientifico. Speranza ha sottolineato il fatto che sette contagi sui dieci avvengono tra le mura domestiche ed è in questo ambito che va dominato il virus. Per questo la decisione politica entrerà nel nuovo Dpcm dopo che sarà discussa oggi in Cabina di regia con gli esponenti regionali.

Una norma di questo genere, però, pone dei rilievi di natura giuridica non indifferente. Il domicilio è inviolabile e non siamo in uno Stato di polizia. Dunque, come si potrà verificare cosa succederà dentro le case degli italiani? Speranza, consapevole di questo limite parla di «indicazione». E si affida soprattutto alla responsabilità dei singoli di seguire una regola che serve a salvaguardare la salute della collettività. Ma i controlli come si faranno? «Quando c'è una norma va rispettata aggiunge -. Lavoreremo anche con le forze dell'ordine per verificare che venga rispettata. Aumenteremo i controlli, ma non sono i controlli che ci hanno permesso di piegare la curva nei giorni più difficili, ma i comportamenti delle persone». Insomma, sarà un divieto che potrebbe essere eluso in ogni momento ma che funzionerà se la gente capirà il senso del messaggio.

E a questo punto la domanda è un'altra: quanti ospiti potremmo invitare a cena? Si sono già «dati numeri» anche sui posti a tavola. Un'ipotesi sul tavolo della maggioranza è che venga seguito l'esempio della Gran Bretagna, che ha imposto il limite di sei persone da invitare per qualsiasi evento casalingo. Ma se anche diventassero otto, poco cambia. Il messaggio rimane identico: le persone da invitare devono essere poche in modo da garantire le distanze di sicurezza.

Del resto, se i contagi sono schizzati alle stelle tra le mura domestiche il motivo è ovvio: in casa propria, nessuno si mette la mascherina se incontra amici e familiari. E nessuno può controllare se non lo fai. Lo stesso premier Conte aveva escluso misure ad hoc. «Dettare regole che non potrebbero essere sanzionate concretamente non avrebbero senso». Invece, ora le feste familiari sono eventi ad alto rischio. Si torna indietro nel tempo. Come alla prima timida apertura del lockdown, nella seconda metà di maggio. Dopo i primi allentamenti, ci si domandava: si possono fare feste in casa, compleanni e cene con amici e parenti? E ora come allora, gli assembramenti restano vietati poiché costituiscono un veicolo di trasmissione del virus. E quindi, sì alle visite in casa anche con gli amici e parenti purché siano pochi e con la mascherina a portata di mano se sono presenti persone con fragilità.

Ma ci voleva proprio questo passo indietro nel tempo? «Certamente, spiega il virologo Fabrizio Pregliasco -. Alcune misure servono a mantenere bassa la circolazione del virus. In famiglia i contagi si trasmettono facilmente, attraverso le goccioline di saliva, che rimane sugli oggetti, nel bagno». Dunque, anche per l'esperto, ben vengano le regole di comportamento anche nelle mura domestiche. «Non più di trenta persone a matrimoni e altre cerimonie e vanno limitati al minimo i contatti tra i familiari non conviventi aggiunge -. Gli inviti devono riguardare piccoli numeri, quattro-sei persone al massimo.

E se il nonno è presente sarebbe meglio che mantenesse la mascherina, soprattutto se si avvicina ai nipoti».

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