Coraggio: avete un'idea del secolo passato, vostra e ben definita? Mettetela a confronto con le sonate per pianoforte di Sergej Prokofiev. Non c'è ritmo, né nota, né sequenza, pensabile al di fuori del Novecento, con le sue sommosse nell'armonia e nella struttura; ma l'autore inafferrabilmente vi costringe a seguirlo su terreni sconosciuti, e un poco siete nell'eterna Russia, un poco fra le pareti spezzate d'un quadro di Feininger o di Léger, sempre in immagini annodate ad una storia comune dell'Europa che si stacca dalle speranze romantiche ma ne nasconde caparbiamente la nostalgia. Matteo Valerio, milanese trentatreenne, le affronta tutte con temeraria asciuttezza, liberando una nudità di suoni e idee con tecnica di invidiabile nitore.
A volte pare rinunciare fin troppo alla cantabilità, come nel primo tempo della Nona; ma in una logica coerente. Nella Quarta dà nell'Andante assai una bruschezza dolorosa che più Prokofiev di così non si può.Matteo Valerio - Prokofiev: Le 11 sonate - Phoenix
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