Il rito islamico non è perseguibile

In Italia esiste il reato di bigamia, che vieta di contrarre due volte il matrimonio di fronte a un’autorità civile ovviamente in assenza di una sentenza di divorzio. Tuttavia siccome il nostro Paese non riconosce legalmente il matrimonio islamico, le unioni poligamiche non sono di fatto perseguibili, come sancito da una sentenza del tribunale di Bologna del 13 marzo 2003, secondo cui «il reato di bigamia può essere commesso solo dal cittadino italiano sul territorio nazionale, essendo irrilevante il comportamento tenuto all'estero dallo straniero la cui legge nazionale riconosce la possibilità di contrarre più matrimoni». L'esistenza di fatto di unioni poligamiche in Italia ha già creato situazioni imbarazzanti. Ad esempio nel 2004 a Catania, quando un giudice decise che le due vedove di Mohammed si sarebbero divise la pensione e che la casa sarebbe rimasta a entrambe. Ora il governo Prodi e la Consulta stanno esaminando la possibilità di legalizzare il matrimonio islamico, come già avviene con quello cattolico.

Il problema è che mentre quest'ultimo è codificato dal Vaticano, quello islamico risponde a tradizioni giuridiche diverse e in molti punti incompatibili con le nostre. Legalizzandolo si rischia tra l'altro di legalizzare la poligamia.

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