Sì al lavoro in rete

Essere professionisti nel nuovo millennio impone una scelta: guidare le trasformazioni in atto o esserne sommersi. Partendo da questa convinzione, la Fondazione Pacioli ha voluto «sentire il polso» della categoria, attraverso due inchieste condotte su un campione significativo di studi di ragionieri commercialisti. La prima è sulla propensione alla creazione di rete, e l’altra sulle tematiche formative che sembrano più idonee ad affrontare il cambiamento in atto, sia nel modo di lavorare, che nel rapporto con i clienti e gli altri professionisti, soprattutto dopo le trasformazioni imposte dalla legge Bersani all’organizzazione degli studi. La conclusione dei sondaggi è incoraggiante, perché conferma la capacità della categoria non solo di adeguarsi al cambiamento ma soprattutto di gestirlo come una risorsa. Al primo sondaggio, infatti, il 60% dei ragionieri si è detto d’accordo a lavorare in rete anche con colleghi di altri Ordini professionali, offrendo così al cliente una consulenza a 360 gradi.

Elevata anche la propensione all’accesso a percorsi formativi trasversali - indipendenti, cioè, dall’oggetto dell’attività svolta - su temi quali la comunicazione e la gestione dello studio, dal «front office» alla gestione dei conflitti.

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