«Scambiamo i prigionieri o uccideremo gli ostaggi»

da Kabul

L’ultimatum è scaduto. Alle 8.30 di oggi (mezzogiorno a Kabul) i talebani potrebbero aver già deciso tra la vita e la morte, tra l’esecuzione di alcuni dei ventidue ostaggi sudcoreani nelle loro mani dal 19 luglio o fra la loro salvezza, ma a una condizione: lo scambio di prigionieri.
La pressione degli integralisti islamici si fa di ora in ora sempre più incalzante nei confronti di Kabul e di Seul: «Se i governi afghano e sudcoreano non si impegneranno di più in questa vicenda - ha dichiarato Youssouf Ahmadi, un portavoce del gruppo - i talebani uccideranno alcuni ostaggi».
Tra i rapiti ci sono fra le quindici e le diciotto donne, per le quali l’esecutivo di Hamid Karzai ha chiesto l’immediato rilascio.

Il presidente afghano ha definito ieri il sequestro un’azione «contraria ai precetti dell’islam» e non ha fatto alcun cenno allo scambio di prigionieri chiesto dai fondamentalisti islamici, nonostante sia evidente che le forze afghane si stiano spendendo per arrivare a una soluzione pacifica della trattativa.
Ieri anche Papa Benedetto XVI ha lanciato un appello, chiedendo che vengano «restituite incolumi» le «persone innocenti» sequestrate da «gruppi armati».

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