Slow food I vent’anni dell’anti-Michelin, la guida che esalta le autentiche osterie

Compie vent’anni una delle due guide da cui non si può prescindere, quella alle Osterie d’Italia dello Slow Food, curatore Paola Gho. Se la Michelin ha un occhio di riguardo per la cucina alta e lussuosa, il movimento guidato da Carlo Petrini cura il sussidiario del mangiarbere all’italiana. Attenti, non è un refuso: mangiare + bere = mangiarbere (e, sottinteso, bene). L’imperativo è valorizzare quelle insegne dove la cultura del cibo di tradizione procede a braccetto con quella del vino. Ha scritto Petrini: «Quello che vent’anni fa rimpiangevamo e cercavamo di riproporre era quello che l’osteria aveva rappresentato in termini di socialità, identità e convivialità». Nella nuova edizione sono recensiti 1696 locali (sotto i 40 di spesa, compreso il vino della casa); 221 le eccellenze, in particolare 26 in Piemonte, 21 in Toscana, 19 sia in Campania che in Lombardia, 18 in Veneto e 14 in Lazio.

Diversi i simbolini, come la bottiglia per le cantine top, la mezzaluna di formaggio per i carrelli da sogno, una dicitura per chi propone piatti per i celiaci. Nota finale: il 10 dicembre Terra Madre Day, nel mondo si celebra il cibo buono, pulito e giusto.

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