Non mi fido delluomo, non ha zanne né artigli, eppure può ferire... Talvolta, mentre la sua mano dispensa cibo, accarezza, conduce, la sua mente prepara un inganno. Ricordo i giorni in cui giocava a lottare con me, mi voleva forte, ed aggressivo, dapprima sembrava un gioco tra cuccioli, ma non lo era. Ricordo la solitudine di quel capanno in fondo al bosco, lasciato a marcire per giorni, in una gabbia, tra i miei escrementi, ad aspettare di vedere aprire la mia progione e potermi muovere e sgranchire... non so dimenticare la paura oscura, mista al desiderio di essere scelto proprio io quella sera, non so per cosa.. Ricordo quella notte, il suo ritorno frettoloso con mio vicino sulle sue braccia, lasciato lì a rantolare per ore prima del silenzio, mentre lodore del sangue mia annebbiava la mente. Poi una notte tuitto finì, allimprovviso tante torce illuminarono il capanno, tante voci concitate, le gabbie furono aperte uno sconosciuto mi prese al capiio e mi portò via su un camioncino..
Lincubo era finito.
Ma la mia vita in gabbia continua.
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