Cultura e Spettacoli

"In autunno a ItaliaSì meno leggerezza e più commentatori"

Il conduttore, presentatore e autore: "Disegnavo telecamere da bimbo. La tv era il mio destino"

"In autunno a ItaliaSì meno leggerezza e più commentatori"

Senza sgomitare, senza smaniare per apparire, senza mettere i piedi in testa agli altri. Nel continuo sali e scendi dei conduttori televisivi c'è anche chi - come Marco Liorni - continua a fare il suo mestiere con una serenità sorridente che nulla pare turbare. Forse anche per questo si dimostra tra i volti più rassicuranti di questa difficile estate tv - conducendo per il secondo anno il game quotidiano Reazione a catena - e per il prossimo autunno è stato riconfermato garbato conduttore, al sabato pomeriggio, del talk ItaliaSì!

Insomma, Liorni: pare che gentilezza, senso della misura e buona educazione in tv ancora paghino

«Non so se nel mio caso contino. Un fatto è certo: io non soffro di tele-dipendenza; non ho un'ossessione morbosa per la notorietà e accolgo con gioia tutto quello che questo lavoro mi regala. Il fatto è che vivo questo mestiere senza ansia, ma anzi con gratitudine. Ho la fortuna di fare quel che sognavo da piccolo. Quando tutti gli altri bambini disegnavano prati coi fiorellini, io disegnavo telecamere».

E quale presentatore sognava di emulare, davanti a quelle telecamere?

«Non avevo un modello preciso. Ammiravo Mino Damato, per l'eleganza e la grinta. Oggi seguo la scuola di Frizzi, Conti, Amadeus. Non che li imiti. Cerco di assorbirne lo stile. E poi vorrei possedere il talento radiofonico di Sandro Piccinini: cambi di tono, pause, accelerazioni la magia del ritmo, insomma».

Sono tredici anni che ogni estate Reazione a catena torna puntuale. Come se lo spiega tanto successo?

«Un binomio azzeccato: conoscenza della lingua più uso della fantasia. Lo dico sempre ai concorrenti: Non prendetelo troppo seriamente, questo gioco: divertitevi. Se sarete troppo razionali non la spunterete. E funziona, tanto che prende anche me: nel finale dell'Ultima parola dentro di me mi capita di tifare per i concorrenti. Allora devo abbassare il viso perché non spiino la risposta dalle espressioni che potrei fare».

Avete squadre che durano a lungo e diventano imbattibili. Una risorsa o un limite, per il programma?

«È fatale: più vincono più squadre come i Sali e Scendi o i Perché No imparano a vincere. Poi però arrivano l'incidente banale, la stanchezza ed ecco il crollo. Magari con squadre molto meno preparate».

Quale misura anti-Covid ha creato più difficoltà, nella ripartenza estiva?

«L'assenza del pubblico. Reazione a catena si registra a Napoli e, nonostante l'espediente di far partecipare una trentina di spettatori via Skype, devo dire che il calore e la partecipazione inconfondibili del pubblico partenopeo mi mancano moltissimo. I duetti con loro contribuivano a creare il clima giusto».

In autunno lei tornerà con ItaliaSì! di cui è anche autore. Soddisfatto dei risultati?

«Ha funzionato tutto. Rita Dalla Chiesa che è stata la voce del buon senso; Elena Santarelli che alla leggerezza dell'influencer univa il difficile vissuto personale; Manuel Bortuzzo che ho voluto non per la disgrazia che l'ha colpito (il ferimento in una sparatoria, ndr) ma per il coraggio con cui ha reagito. E Mauro Coruzzi che sparigliava tutte le carte. Nella nuova edizione però, in sintonia con i tempi più seri, anche i contenuti saranno meno leggeri. E invece di tre o quattro commentatori ne avremo una decina».

Da giorni si dice anche che la prossima stagione lei sostituirà Flavio Insinna ad Affari tuoi...

«Sì, l'ho letto anch'io Ho appena rinnovato il mio contratto con la Rai, ed effettivamente per me c'è l'idea di provare qualcos'altro. Ma non abbiamo ancora parlato di progetti specifici».

A lei, curiosamente, capita spesso di sostituire colleghi temporaneamente fermi. Mara Venier a Domenica In, Eleonora Daniele a Storie Italiane, Cristina Parodi a Verissimo

«La sostituzione può essere una grande opportunità. Ma anche - ammettiamolo - una seccatura. Però se l'azienda chiama io sono disponibile; e appena ho accettato ecco saltar fuori la passione di sempre. Io io cerco di fare quel che m'hanno insegnato i miei genitori.

Trovare il lato buono di tutte le cose».

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