Tutti i flop delle big: così l'altra Italia si è arresa alla Signora

Tutti i flop delle big: così l'altra Italia si è arresa alla Signora

Chi volesse documentare i ritardi della concorrenza anti-juventina non deve far altro che scorrere tutti i numeri di cinque anni di dominio bianconero. Eccoli.

INTER E MILAN. Più di 150 punti di distacco, ovvero 30 a stagione. L'Inter di Moratti era reduce dal magico triplete e dalla notte di Madrid (maggio 2010): fuggito Mourinho, resi più ricchi i contratti con tutti gli eroi della Champions, è cominciato il lento ma inesorabile declino, anche economico. Troppi allenatori in poco tempo, rinviato il rinnovamento anagrafico e tecnico del gruppo storico. L'avvento di Thohir non ha cambiato i tormenti finanziari. Accentuati anche dagli sforzi eseguiti per accontentare le richieste di Mancini non premiati da un posto Champions, per ora.

Il Milan ha vissuto più o meno lo stesso destino. Il 2011 è stato l'ultimo generoso sforzo di Silvio Berlusconi (Ibrahimovic più Robinho e Boateng) per rispondere al triplete interista. Con Allegri è arrivato puntuale lo scudetto più la supercoppa d'Italia, mancato il bis nella stagione successiva è saltato il banco. Perso il duello con Conte, sono state decise le cessioni di Ibra e Thiago e il ricambio generazionale ha subito un colpevole ritardo. Anche qui l'esonero di Allegri è stato scandito da una serie di scelte azzardate o risultate inadeguate. Il resto è storia di ieri. Anzi di oggi.

NAPOLI E ROMA. Napoli e Roma hanno retto il confronto magnificamente. Nel primo caso il merito dev'essere attribuito alla gestione Mazzarri ma è stato con l'avvento di Sarri e del suo gioco spettacolare che Higuain e soci si sono accreditati come i veri rivali per lo scudetto fino al corto circuito di Udine. La spiegazione è didascalica: squadra costruita con pazienza artigianale, ritoccata anno dopo anno, mai rivoluzionata o sconvolta, con qualche sacrificio (Lavezzi, Cavani) compensato da arrivi altrettanto azzeccati (Higuain. Callejon, Insigne). Così la Roma, che è rimasta sulla scia senza mai riuscire a contendere davvero il titolo alla Juve. Garcia ha commesso qualche errore di troppo, Spalletti ha avuto un impatto quasi miracoloso.

FIORENTINA E LAZIO. A Firenze il lavoro di Montella è rimasto incompleto per via dei piani societari. Appena i Della Valle hanno ridotto gli investimenti, la squadra si è fermata per strada mostrando i limiti della panchina. Gomez è stato il flop più mortificante. L'arrivo di Sousa ha peggiortato la contabilità ma arrivare davanti al Milan e solo qualche punto dietro l'Inter è un vanto per il tecnico portoghese. Alla Lazio dovrebbero oggi rivedere il giudizio complessivo su Reja e sullo stesso Pioli, appena esonerato.

Disputare qualche mese fa soltanto la doppia finale con la Juve (coppa Italia e supercoppa d'Italia) è la medaglia sul petto che nessuno potrà strappargli. Entrambi i tecnici hanno lavorato benissimo senza poter contare sul sostegno aperto del tifo e su un mercato attraente.

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