La stanza di Mario Cervi

Caro Dott. Cervi, un anno fa, precisamente il 17 giugno 2010, il Giornale a pag. 3 titolava: «Berlusconi anti-casta: “Dimezziamo i politici”». Nel testo dell’intervista si leggeva fra l’altro: le amministrazioni pubbliche devono eliminare le spese improduttive, gli sprechi, i privilegi assurdi... abbiamo tanta gente che vive di politica, non solo a Roma, ma anche nelle Regioni, Province e Comuni. Occorrerebbe dimezzarla e sarebbero ancora numeri abbondanti. Si pensa ai quasi mille parlamentari, all’esercito di consiglieri e assessori regionali, provinciali e comunali. Si pensa ai sindaci, ai presidenti di enti pubblici, consorzi, comunità montane, che ingolfano i processi decisionali e costano una montagna di denaro pubblico.


Ebbene, chi avrebbe dovuto provvedere, se non il governo, a eliminare lo sperpero di «una montagna di denaro pubblico» e creare le risorse necessarie per la tanto invocata riforma fiscale? Sono queste le aspettative deluse che hanno portato gli elettori del centrodestra a disertare le urne. Tutto il resto sono chiacchiere.
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