La stanza di Mario Cervi

Caro Mario Cervi, non sarei qui a tediarla con una mia replica, se una sua recente «Stanza» non mettesse in dubbio la serietà della ricerca di un giovane e valido studioso, Emilio Gin, il quale ha basato il proprio lavoro sull’analisi della sterminata mole dei documenti diplomatici britannici e francesi, ovviamente anche italiani, relativi al periodo della nostra non belligeranza. Ora, confutare le tesi di Gin sulla base del Diario di Ciano che lei definisce il «documento più autentico di quel periodo» e che è invece un documento, redatto a fini apologetici e poi falsificato con aggiunte posteriori e modifiche, mi pare un po’ riduttivo.

La storia e in particolare quella delle relazioni internazionali è una faccenda un po’ più complessa, di cui non si viene a capo con gli slogan del Mussolini diplomatico di Salvemini e peggio che mai con le memorie dell’ambasciatore francese a Roma François-Poncet, che contraddice o omette, in quel suo scritto, il contenuto dei suoi dispacci inviati al Quai d’Orsay nel 1940. A miei allievi consiglio sempre di andare alle fonti originali e di vagliare sempre la veridicità delle memorie dei protagonisti, più facili da consultare, certo, ma molto spesso svianti.

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