La storia riscritta facendo valere anche la memoria di chi ha perso

Giampaolo Pansa (nella foto), giornalista e scrittore nato a Casale Monferrato nel 1935, con I gendarmi della memoria. Chi imprigiona la verità sulla guerra civile prosegue la sua rivisitazione di uno dei capitoli più complessi della storia italiana, quello compreso tra l’8 settembre 1943 e la Liberazione da parte degli alleati nel 1945. Il primo libro dedicato alla ricerca e alla riscrittura di questa complessa fase storica, tenendo conto dell’ottica dei «vinti», è stato I figli dell’Aquila (Sperling & Kupfer, 2002) in cui Pansa ha ricostruito le vicende di Bruno A., uno studente di Parma scaraventato nel mattatoio della guerra civile. Nel 2003 è invece uscito Il sangue dei vinti. Quello che accadde in Italia dopo il 25 aprile, seguito da Sconosciuto 1945 (sempre Sperling & Kupfer).

Dopo le violente polemiche suscitate dai due volumi, Pansa ha affidato la sua risposta, nel 2006, a La grande bugia (Sperling & Kupfer), un testo diverso dai precedenti, in cui lo storico-giornalista risponde direttamente alle stroncature più acide, ricostruendo le disavventure accadute ad autori osteggiati da coloro che uno storico pure avverso ai libri di Pansa ha definito «i guardiani del faro resistenziale». Il testo ha ovviamente scatenato forti reazioni da parte dell’ANPI.

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