La storia Trent’anni di sangue e il 17 maggio lo stop alle armi

È il 17 maggio quando le Tigri Tamil annunciano in un comunicato urgente, diffuso via Internet, che smetteranno di combattere per evitare che il loro popolo venga sterminato. Quel giorno è l’inizio della fine di un conflitto lungo 26 anni tra l’esercito governativo e i ribelli separatisti. Secondo Vellupillai Prabhakaran, il Bin Laden dei Tamil, capo storico ucciso in un’imboscata il giorno successivo alla resa, la comunità internazionale, non prendendo posizione, ha favorito i bombardamenti dell’esercito. Il Consiglio dei diritti umani dell’Onu a Ginevra (istituito nel 2006, 47 membri) alla fine ha votato una risoluzione che esclude l’apertura di un’inchiesta sulla violazione dei diritti umani, sia da parte dell’esercito (in prevalenza) che da parte dei Tamil.

Cina, Russia, India e Pakistan hanno appoggiato il documento in cui ci si rallegra per la «liberazione» dei cittadini, si condannano le Tigri, ma nulla si dice sull’accesso libero negato alla Croce rossa per raggiungere i campi dove si trovano circa 300mila sfollati.

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