Sul Web Quei rivoltosi a volto coperto che scappano dalla piazza di Facebook

I «coraggiosi» incappucciati ora scappano anche da Facebook. Sì per evitare speculazioni, come molti avvocati consigliano in questi casi, ma soprattutto per sottrarsi al giudizio dell’arena virtuale: dei 23 ragazzi fermati per gli scontri di martedì a Roma, solo in tre hanno ancora il profilo attivo, uno non è aggiornato da mesi, un altro ha la bacheca non visibile. L’unica pagina che dà conto di quanto accaduto è quella di uno studente di Bologna, che i giudici romani hanno mandato a casa: nessun commento sugli scontri, se non un «Riccardo tieni duro», accompagnato dal link a un video di Youtube postato da un suo amico: «La polizia si accanisce sui manifestanti». Ecco l’ultimo «post» lasciato da Riccardo: «Si parte!». «Vai a Roma?», chiede un amico. Niente risposta. Gli altri hanno fatto in tempo a disattivare i profili.

E così quella che era stata la vetrina della protesta nelle ultime settimane, ora rimane deserta: spariti i protagonisti della guerriglia. Più attivi nel lanciare messaggi di solidarietà i collettivi e i movimenti dietro le manifestazioni: «Uniriot abbraccia tutti gli studenti che hanno passato due giorni in carcere, liberi tutti», si festeggia.

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