Temirkanov: suoni celestiali dalla Russia

Nei due concerti tenuti al Festival Mito dalla meravigliosa Filarmonica di San Pietroburgo al Conservatorio di Milano, non sappiamo se anteporre il grande direttore Yuri Temirkanov o lo splendore della compagine russa. Col suo gesto atipico Temirkanov è il punto di riferimento per attacchi, colori, legature. Il tutto per ottenere una narrazione chiara, calorosa, ma quel che più conta, mai enfatica. L’attuale unicità di Temirkanov l’abbiamo constatata nel fatto che egli, come i massimi direttori del passato, ci offre quali meraviglie non solo capolavori come la «Quarta sinfonia» e l’«Ouverture Romeo e Giulietta» di Cjaikovskij (per non parlare di Prokof’ev), ma musiche non sublimi di Kaciaturjan o del pur distintissimo Elgar (offerti come bis). Collaboratore all’altezza di Temirkanov e dell’orchestra nelle Variazioni su un tema di Paganini di Rachmanivov, il luminoso e tecnicamente ineccepibile, Nicolai Lugansky.

Risultato: parlare di trionfo è svalutare l’accoglienza che giustamente il pubblico ha riservato a direttore, pianista e ai suoi fantastici componenti il celebrato complesso russo. Per tornare alla musica: se i risultati fossero sempre a questo livello non saremmo sulla Terra ma in alto. E sappiamo tutti dove.

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