Tracanna sorprende i cultori con l’arma della fantasia

Non succede spesso di ascoltare il sassofonista e compositore Tino Tracanna nelle condizioni ottimali, e di avere perciò la possibilità di ammirarlo in modo compiuto come merita. Livornese di nascita e bergamasco di adozione, cinquant’anni di età e trenta di brillanti affermazioni alla ribalta del jazz italiano, Tracanna sorprende ancora numerosi cultori della musica afroamericana che insistono a pensarlo come solista di lusso e di lungo corso nei gruppi di Franco D’Andrea e di Paolo Fresu. È stato facile constatarlo curiosando fra il pubblico che gremiva il Blue Note di Milano nell’unica serata riservata al suo eccellente quartetto di cui fanno parte Massimo Colombo al pianoforte, Paolino Dalla Porta al contrabbasso e Vittorio Marinoni alla batteria. Tracanna si è presentato anche come autore di splendidi temi ricchi di sollecitazioni creative (citiamo a caso Like Cab dedicato a Cab Calloway, la «lullaby» Eterninna e Notti eluse e attese deluse) e come direttore di polso morbido ma fermo.

Non si dimentichi che Tracanna è apprezzato docente di jazz presso vari conservatori, tra cui quello di Milano, e che fra i suoi tanti dischi si nota un significante Gesualdo, elaborazione moderna dei madrigali di Gesualdo da Venosa.

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