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Truffa del mattone, ora c’è la versione iPad

Truffa del mattone, ora c’è la versione iPad

di Marcello D’Orta

Mattoni «napoletani» al posto dell’iPad? Una vecchia tradizione di Napoli si aggiorna. Aprile 1947, pomeriggio del giorno 7. Giuseppe Marotta (autore de L'Oro di Napoli) avvicina una donna ai Quartieri Spagnoli, e con fare serio le domanda: «Potrebbe procurarmi una portaerei?». La donna, all’insolita richiesta (insolita per chi non è di Napoli) non si scompone. Dopo qualche attimo di riflessione, e assicuratasi che nessuno l’ascolti, sussurra allo scrittore: «Passate domani mattina, ora è troppo tardi».
A Napoli sembrerebbe tutto possibile nel campo degli stratagemmi per campare: si parla addirittura di una nave scomparsa (una Liberty Ship) e di un palazzo smantellato in una notte e rivenduto (pezzo per pezzo) a un costruttore che aveva avuto l'incarico di ricostruire una casa danneggiata dai bombardamenti. Quella della nave era una storia che non convinceva Eduardo («Nun po’ essere overo. Chi ce crede è in malafede. Ma, scusate, come sparisce 'nu piroscafo? Ch'è fatto, 'nu portamonete?» sbotta Gennaro in Napoli milonaria) ma convince tantissimi napoletani, soprattutto quelli della Duchesca (zona limitrofa alla Stazione Ferroviaria) e di Forcella, maestri nell'arte dello scartiloffio.
Che cos'è lo scartiloffio? È la sostituzione dell'oggetto appena acquistato con un pacco di pari peso e di pari forma, contenente, in genere, pietre o mattoni. È un'arte secolare. In via San Gregorio Armeno, dove oggi si scolpiscono i pastori del presepe, al tempo dei Romani si vendevano statuette dei Lari e dei Penati (spiriti protettori della famiglia) e pare che sin da allora i compratori più sprovveduti fossero truffati. Ma il periodo d'oro dello scartiloffio è quello dell'occupazione alleata. Agli incauti soldati americani che si avventuravano a Forcella, era rifilato tutto il possibile, come testimonia un vecchio camorrista: «Le portaerei erano una miniera inesauribile di clienti. I marine scendevano a plotoni per cercare anche l'erba, non solo le puttane (…) Ad aspettare i militari c'era una banda piena d'inventiva e d'ironia. Loro non rifilavano bidoni solo per fare soldi, ma anche per il piacere di portare a termine recite perfette. Fregavano gli americani di gusto, con l'anima proiettata all’umiliazione del potente. Si raggiunge un'eccitazione incommensurabile nel fregare chi si considera il più forte del mondo, nell’esporlo a una figura di merda corazzata quanto la sua nave (…) Appena mostrata l'autenticità del prodotto partiva l'allarme: -Arriva la polizia!- La busta veniva subito nascosta dentro il portone, per salvaguardare il marine dall'arresto. Accanto ce n'era pronta un'altra, piena di Sole. Il sapone per panni è malleabile. Con un appropriato lavoro di dita, assume la forma delle buste di hashish (…) Nella frenesia della fuga, una volta concluso il pagamento, il soldato più coraggioso del mondo non si fermava a controllare».
Non so se a Boccaccio (che soggiornò a lungo a Napoli) furono mai raccontate storie di mattoni e di pacchi inganno, certo è che Andreuccio da Perugia potrebbe essere considerata una novella dello scartiloffio. Ricorderete forse la trama: Andreuccio da Perugia, giovane e rozzo provinciale, si reca a Napoli per acquistare dei cavalli con 500 fiorini d'oro. I napoletani dei bassifondi, nel vederlo, si rendono conto che è un gioco da ragazzi turlupinarlo. E infatti…
Ora apprendo che una ditta di Assago, tramite un intermediario, ha ordinato a una ditta campana 324 iPad (versando la bella cifra di 148.000 euro), ma che s'è vista recapitare un pacco contenente tufo e mattoni.

Il tufo è il materiale su cui è stata costruita in larga parte Napoli, e starei per dire i napoletani-truffatori.
In questi tempi di magra (in questi tempi di Monti) il miglior investimento -almeno per i napoletani- resta sempre il mattone.

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