Ultimo ascensore sulle Due Torri

Liz Thompson e Geoffrey Wharton sono lì, come ogni mattina, a fare colazione all’ultimo piano del più alto grattacielo di New York. Lei è presidente del Lower Manhattan Cultural Council, lui dirigente della Silvertstein Properties. Ci sono gli amici di sempre, con l’aria un po’ assonnata, il sole che entra dalle vetrate che guardano la città. Ci si attarda ai tavoli, si scambia qualche battuta in più. È una bella mattina di settembre, 11 settembre, si fa un po’ fatica a lasciare il ristorante, il panoramico Windows of the world. «Sbrigatevi, che fate tardi...». L’amico sorride, tiene un piede tra le due porte dell’ascensore che si chiudono, è premuroso, gentile: «Forza che se non prendete al volo questo hai voglia ad aspettare prima che ne arrivino altri...» Sono le 8.

44, le porte dell’ascensore si chiudono sui sorrisi di tre amici, uno di là, due di qua. Non ci sarebbero stati più ascensori sulle Twin Towers, l’ultimo arriva al pianoterra morbido, quando il mondo è già cambiato. La vita a volte è questione di un attimo.

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