Vittima numero 48 nel mondo dei media

«Sergei Protazanov, giornalista e tipografo di un piccolo giornale di opposizione della municipalità di Khimki, nell’hinterland di Mosca, è il 48° giornalista ucciso nella Federazione Russa dal 2000, anno di insediamento al potere di Vladimir Putin. Forse qualcuno dovrebbe dire basta!». Lo sostiene in un comunicato l’associazione Information Safety and Freedom (Isf).
«Le autorità russe già tentano di insabbiare il caso, - continua Isf - diffondendo voci su una presunta overdose di droga come causa della morte e si rilancerà, anche in questo caso, la tesi del complotto: giornalisti e dissidenti russi verrebbero uccisi in concomitanza di importanti avvenimenti internazionali (il G20 a Londra) per screditare il Cremlino agli occhi del mondo».


«Chiediamo alle istituzioni europee, ai partiti e alle associazioni - conclude il comunicato - di astenersi da nuovi cordogli, condanne e inutili lavaggi di mani, che non trovano mai traduzione concreta nell’atteggiamento tenuto nei confronti della politica autoritaria della Federazione russa. Se nessuno riprende e rilancia le denunce che hanno condannato a morte quei colleghi è come ucciderli una seconda volta».

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