La vittoria? Vale almeno 20mila copie

L a fascetta di copertina che strilla: «Il romanzo vincitore del Premio Strega» vale circa 20mila copie. Poche? Tutt’altro, visto che in questi mesi si entra tra i primi dieci titoli in classifica con meno di tremila copie (tanto per dire l’influenza reale dei «libri di cui tutti parlano» ma che evidentemente nessuno legge). Comunque le 20mila copie iniziali sono, nei casi fortunati, solo l’inizio. Il successo allo Strega (e al Campiello) fa salire le quotazioni dello scrittore, il quale poi sarà più facilmente recensito, intervistato, ospitato in tv. Se si innesca il passaparola, si possono raggiungere le 100mila copie, e addirittura superarle per ascendere all’Olimpo dei mega-seller come accaduto di recente (2008) per La solitudine dei numeri primi (Mondadori) dell’allora esordiente Paolo Giordano.

Dal punto di vista economico, per lo scrittore, il Premio in sé frutta poco: l’assegno è di cinquemila euro. Per cinquantadue anni, la dotazione in denaro ha avuto un semplice valore simbolico, ed è stato pari a un milione di lire.

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