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Così la sorella del boss inguaia Melandri e Veltroni

Anna Maria Buzzi è un dirigente del ministero dei Beni culturali. La sua carriera ha visto un'escalation con i due ministri Pd

Così la sorella del boss inguaia Melandri e Veltroni

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

Rispetto alle notizie di reato sotto riportate, in riferimento al presunto coinvolgimento nelle vicende della persona del Dottor Stefano Bravo, si precisa che la Procura della Repubblica di Roma a chiusura delle indagini con la “Richiesta di archiviazione” del 25 luglio 2016 ha ritenuto di non dover procedere nei confronti del Dott. Bravo ed ha chiesto al Giudice delle Indagini Preliminari l’archiviazione del procedimento.

Roma - L'inchiesta «Mondo di mezzo» della Procura di Roma ha anche un risvolto culturale. E «cultura» in Italia fa quasi sempre rima con «sinistra». Salvatore Buzzi, dominus del sistema della Coop 29 Giugno che proliferava grazie a Massimo Carminati, ha una sorella: Anna Maria Buzzi. Lei con l'indagine non ha nulla a che fare anche se la figlia, Irene Turchetti, è stata agevolata dallo zio in un concorso al Comune di Roma per un posto da ispettore amministrativo nel novembre 2013. Interessamento per il quale la signora voleva sdebitarsi con il dirigente Angelo Scozzafava con un orologio di Bulgari (alla sua portata visto lo stipendio annuo lordo di 168mila euro). Nell'Italia del familismo questo tipo di reati, purtroppo, è comune.

L'aspetto più interessante è un altro. Il Cavalier Anna Maria Buzzi è direttore generale Valorizzazione del patrimonio al ministero dei Beni culturali. L'incarico, affidatole dall'ex ministro Ornaghi, è stato assunto nell'agosto 2012, subentrando a Mario Resca, nominato dal precedente ministro Sandro Bondi. Anna Maria Buzzi lavora a via del Collegio Romano dal 1977, ma è nel periodo 1996-2001 che la sua carriera fa un salto di qualità, prima come reggente della Formazione alla direzione del Personale e poi con la nomina al coordinamento di tutti gli uffici con compiti gestionali del ministero inclusa la rappresentanza presso la Commissione Ue. In quel periodo il dicastero fu retto da Walter Veltroni prima e da Giovanna Melandri poi, senza soluzione di continuità. Ecco perché la Uil ha chiesto che Buzzi venga messa a disposizione del ministro Franceschini: troppo rischiosa la possibile nomina a direttore generale dei Musei per colei che gestisce i rapporti del ministero con il volontariato (una delle sue pubblicazioni dal titolo veltroniano Il volontariato per l'Arte è stato premiato da Palazzo Chigi), visto l'«ingombrante» fratello.

Giovanna Melandri, dicevamo. Il suo nome è già comparso di striscio nell'ambito dell'inchiesta. Luca Odevaine, ex capo di gabinetto di Walter Veltroni, è sposato con la sorella dell'avvocato Marco Morielli che è il coniuge dell'ex ministro. Stefano Bravo, commercialista che avrebbe trasferito all'estero i proventi illeciti di Buzzi e Carminati, è uno dei soci fondatori di «Human Foundation», la fondazione benefica creata da Giovanna Melandri, attualmente presidente del museo Maxxi di Roma. Lei si è detta «addolorata e furiosa» per quanto accaduto e ha minacciato le vie legali nei confronti della stampa birichina. Rispettosi del suo dolore, ci limitiamo all'enunciazione dei fatti.

E forse è un'altra semplice coincidenza il nome di un altro super dirigente del ministero di Dario Franceschini. Si tratta di Mario Guarany, direttore generale dell'Organizzazione. Secondo fonti bene informate, sarebbe cugino di primo grado di Carlo Maria Guarany, manager del sistema cooperativo della «29 Giugno». Mario Guarany è un dirigente del ministero dell'Economia in servizio presso i Beni Culturali dove è stato anche capo di gabinetto vicario dietro Salvo Nastasi, marito della figlia di Giovanni Minoli (a sua volta cugino di Giovanna Melandri) ed entrato per la prima volta al Collegio Romano nel 2001 proprio con la Melandri. Ecco sono solo coincidenze, casualità.

In un mondo dove ci sono solo sei gradi di separazione tra gli individui, le distanze ai Beni Culturali si accorciano moltissimo.

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