Marcello Di Dio
nostro inviato a Ponza
Dieci giorni da «acquanauti», 240 ore di vita da pesci. Oggi il romano di 37 anni Stefano Barbaresi e la ventinovenne toscana di Orbetello Stefania Mensa riemergeranno dalle acque di Ponza dopo aver vissuto dalle 15.02 del 7 settembre in una casa sottomarina di 12 metri in cemento, posta a circa 8 metri dal fondo e ancorata da 40 tonnellate di zavorre. Ad attendere la loro uscita reporter, televisioni italiane e straniere (annunciata anche la presenza di Abc e Cnn, i maggiori network americani), ricercatori scientifici e appassionati.
I due sub professionisti stanno per realizzare un record mai stabilito, nemmeno da quel Jacques Cousteau che nel 62 in Sudan coniò il termine «acquanauta», riadattato per loccasione. Per ottenerlo, è stato utile il lavoro di sei mesi svolto sotto la guida del professor Alfredo Stecchi, in passato collaboratore dei Chicago Bulls (la squadra di Michael Jordan) di basket.
Oggi la trasmissione sportiva di Raidue Dribbling effettuerà un collegamento intorno alle 13.30, poco meno di due ore prima della fine dellesperimento, seguìto passo dopo passo dallo staff dellExplorer Team Pellicano, capitanato da Pierfranco Bozzi. «È una sfida estrema quasi vinta, anche se faccio gli inevitabili scongiuri». La preoccupazione maggiore è il tempo, inclemente per giorni, e per il vento di maestrale. «Il nostro programma - spiega Barbaresi dallinterno della campana di 4 metri, unico contatto con lasciutto - prevede una decomperessione di sei ore e quaranta minuti. La lunga permanenza in tale stato è necessaria per risalire gradualmente in superficie. Se il tempo sarà cattivo, ci sarà grande movimento in acqua, quindi problemi di galleggiamento. Ma siamo tranquilli, lo staff ci ha aiutato molto. Poter contare su qualcuno fuori e dentro lacqua che ti assiste minuto per minuto è importante, specie a livello psicologico».
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