
Il mondo dello sport italiano in lutto per la morte di Nino Benvenuti. Il campione del mondo dei pesi medi di pugilato e medaglia d'oro a Roma '60 si è spento oggi a Roma dopo una lunga malattia. Una vita fatta di vittorie e di imprese, nonché di match leggendari. Basti pensare alla trilogia contro Emile Griffith (due successi dell’italiano contro uno dell’americano), rivale sul ring e grande amico nella vita di tutti i giorni.
La battaglia di Griffith contro l’Alzheimer
Nino Benvenuti rimase al fianco dell’ex “nemico” caduto in povertà negli ultimi anni della sua vita, segnati dall’Alzheimer. Il pugile italiano fece il possibile per aiutarlo e per garantirgli una vecchiaia serena: incontri, iniziative, raccolte fondi, di tutto e di più. “È stato abbandonato” denunciava Benvenuti, ponendo l’accento sul legame con Griffith: “Emilio lo sento un po’ come un fratello”. In un’intervista al Corriere, aveva aggiunto: “L’Alzheimer, per noi pugili, è una sorta di malattia ‘professionale’. A furia di prendere pugni in testa, ti arriva […] Ho fatto quello che ho potuto. L’ho portato in Italia per farlo visitare. Ho organizzato una raccolta fondi per aiutarlo, fino al giorno della sua morte, nel 2013, in una casa di riposo a Long Island”.
Il suicidio del figlio Stefano
La vita di Nino Benvenuti è stata ricca gioie, ma anche di grandi dolori. Cinque anni fa la leggenda del pugilato nostrano fece i conti con un grave lutto. Il primogenito Stefano, 58enne, si tolse la vita. L’uomo venne trovato morto in un bosco sull’altopiano del Carso: stava scontando una pena di quattro anni per furto di gioielli (ai danni dell'ex compagna) ed era ai domiciliari a causa del Covid-19. Sposato e con un figlio ancora minorenne, Stefano Benvenuti aveva vissuto una vita turbolenta fino a quel momento. Secondo quanto riportato all’epoca dal Piccolo, la decisione di togliersi la vita sarebbe maturata dopo quasi due anni di carcere. Un uomo “irrequieto”, “spavaldo” e “fragile”, la testimonianza di chi lo conosceva bene.
Il rapporto con i figli
Nino Benvenuti non ha mai fatto mistero del rapporto difficile con i cinque figli, il già citato Stefano e Macrì, Giuliano, Francesco e Soraya. In una intervista al Corriere della Sera datata 2018 aveva raccontato: "Un rimpianto? Il rapporto coi figli. Quelli avuti con Giuliana (l'ex moglie Giuliana Fonzari che lasciò per Nadia Bertorello, ndr), cinque inclusa una adottata, non li vedo, non li sento, non mi vogliono parlare. Lei me li ha messi contro. Ho nipoti che non conosco e penso che, anche se non sono stato un buon padre, potrei ancora essere un buon nonno". Nella stessa intervista parlò della paura della morte: “No, perché sono cristiano e perché è la morte che ci fa amare la vita. Sa che noia vivere pensando di essere eterni?”.
La vita dopo il ritiro
Dopo il ritiro dal ring, Benvenuti intraprese una carriera nel mondo dello spettacolo, recitando in alcune pellicole italiane come "Vivi o preferibilmente morti" e "Mark il poliziotto spara per primo". Ha lavorato come commentatore sportivo per la Rai e, dal 1979, è iscritto all'Albo dei Giornalisti, sezione pubblicisti dell'Ordine regionale del Lazio.
Nel 2008 ha partecipato come consulente e interprete al film "Carnera - The Walking Mountain", dedicato alla vita di Primo Carnera. Nel maggio 2019 ha preso parte alla realizzazione di un documentario sulla vita di un altro grande rivale come Carlos Monzón. Negli ultimi anni, complice la malattia, ha diminuito la sua presenza pubblica.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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