Diretto dal premio Oscar Alex Gibney e basato sul libro del vincitore del premio Pulitzer Lawrence Wright, "Going clear: Scientology e la prigione della fede" è un documentario che non può lasciare indifferenti perché, attraverso testimonianze, documenti e filmati d'archivio, mette a disposizione dello spettatore informazioni davvero inquietanti. Si ripercorrono le origini del controverso culto di Scientology e le vicende ambigue che ebbero per protagonista il suo fondatore, L. Ron Hubbard, per poi passare ad analizzare l'esponenziale aumento di popolarità che negli ultimi decenni ha portato l'organizzazione ad accumulare un patrimonio, per lo più immobiliare, di oltre tre miliardi di dollari. Nel corso del girato, da più voci, si evince che il reclutamento dei nuovi adepti avviene promettendo loro sedute terapeutiche e consulenze per la carriera. Alcuni dei membri arrivano a sottoscrivere contratti di fedeltà di un miliardo di anni e la loro vita è tenuta sotto controllo in maniera scrupolosa; qualora non sia conforme ai dettami imposti, le contromisure adottate sono oltremodo serie.
Ex scientologisti tra cui Marty Rathbun, che divenne uno dei massimi dirigenti, Mike Rinder, che fu il portavoce ufficiale, l'attore Jason Beghe e il regista Paul Haggis, raccontano di aver subito trattamenti crudeli che li hanno convinti, dopo anni di militanza, a chiudere l'esperienza. Come molti altri nell'organizzazione, per accedere a livelli di conoscenza spirituale superiori, nel tempo spesero molto denaro e, una volta giunti ai vertici della struttura, furono resi partecipi di "verità" che alcuni di loro reputarono folli: una cosmogonia che definire fantascientifica è riduttivo e la rivelazione che il corpo degli esseri umani è infestato da piccole presenze aliene da estirpare continuamente. Concetti ben lontani da quella volontà di autoguarigione che sembrava aver ispirato la nascita del libro "Dianetics" con cui tutto ebbe inizio. Una cosa poi sono le sessioni di auditing in cui si cerca di purificarsi dai ricordi traumatici parlandone, un'altra le esperienze di manipolazione, sfruttamento e lavaggio del cervello che molte persone allontanatesi dal culto hanno dichiarato di aver sperimentato.
Oltre a fornire un ritratto di Hubbard, scrittore con turbe psichiche interessato da un lato a guarire e dall'altro ad accumulare denaro creando qualcosa che non fosse soggetto a tassazione, il documentario approfondisce la figura del suo successore, David Miscavige. Quest'ultimo appare un uomo spietato: ha una forte componente manageriale che sembra fornire alla sua parte oscura, quella megalomane e paranoica, la lucidità necessaria a conservare il potere con ogni mezzo. E' sotto la sua leadership religiosa che il gruppo è uscito vittorioso dal pluridecennale scontro con l'agenzia delle entrate e che una star come Tom Cruise ha portato un contributo tanto determinante alla causa. Miscavige è visto come il reggente di un impero poderoso e apparentemente inarrestabile, alla cui grandiosa disponibilità di mezzi corrisponde altrettanto infinita e nascosta marcescenza.
Il documentario di Gibney ha un tono professionale e misurato ma non c'è dubbio che dalla sua visione Scientology esca condannata per l'assurdità dei suoi contenuti teorici e per l'essere fondata sulla brama di denaro.
Al termine della proiezione si lascia la sala con l'impressione di aver conosciuto meglio la natura di un virus che ha attecchito in molte parti del mondo e per il quale forse il regista ritiene non ci sia altra cura che fare più informazione preventiva possibile.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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